ἔρως, γάμος, συνουσία: sesso e amore nella cultura greca da Omero ai Cristiani Storia della Lingua Greca Laurea Magistrale in Filologia, Letteratura e Tradizione Classica a.a. 2017/2018 – C. Neri camillo.neri@unibo.it
οὐ γεωμετρικαῖς γε, ἦ δ᾽ ὅς, ἀλλ᾽ ἐρωτικαῖς ἀνάγκαις, αἳ κινδυνεύουσιν ἐκείνων δριμύτεραι εἶναι πρὸς τὸ πείθειν τε καὶ ἕλκειν τὸν πολὺν λεών. (Platone, Repubblica 458d) οὕτω δὴ καὶ ὁ ἔρως ἔχει τι χάριεν καὶ οὐκ ἄμουσον ἀλλ᾽ αἱμύλον καὶ ἐπιτερπές· ἁρπάζει δὲ καὶ βίους καὶ οἴκους καὶ γάμους καὶ ἡγεμονίας, οὐκ αἰνίγματα προβάλλων ἀλλ᾽ αὐτὸς αἴνιγμα δυσεύρετον ὢν καὶ δύσλυτον. (Plutarco, fr. 136,21-24 Sandb.) Le coeur a ses raisons que la raison ne connaît point. (Blaise Pascal, Pensées 1378 = 28,255) prologo
un linguaggio nascosto? il corpo da nascondere, le cose da non dire perversione e corruzione corpo e anima, materia e spirito un’allegra energia vitale violenza e sopraffazione tra voglia e controllo, natura e cultura sesso e amore / schiavitù e libertà un linguaggio nascosto?
un incontro di persone e obiettivi presentazioni reciproche: attese e obiettivi presentazione del corso: gli obiettivi i modi programma e calendario le verifiche il materiale
gli obiettivi approfondire una lingua nei suoi contesti comunicare, insegnare, autovalutarsi fare ricerca: metodi e strumenti
i modi lezioni introduttive e finestre di approfondimento lezioni-Referate esercizi personali
programma e calendario il programma e la tabella delle lezioni Storia della lingua: 1.10-7.11 Grammatica: 12.11-12.12 i libri in programma date degli appelli
le verifiche autovalutazione: le schede di verifica Referate esame finale: la tematica e il saggio (freq.) i testi e il manuale (non freq.)
il materiale http://www2.classics.unibo.it/Didattica/Programs/20182019/Neri/
il lessico del sesso e dell’amore... γάμος ἔρως συνουσία ἀφροδίσια
prime occorrenze: γάμος Il. V 427-429 καί ῥα καλεσσάμενος προσέφη χρυσῆν Ἀφροδίτην· οὔ τοι τέκνον ἐμὸν δέδοται πολεμήϊα ἔργα, ἀλλὰ σύ γ᾽ ἱμερόεντα μετέρχεο ἔργα γάμοιο
prime occorrenze: ἔρως e ἔραμαι Il. I 467-471 αὐτὰρ ἐπεὶ παύσαντο πόνου τετύκοντό τε δαῖτα δαίνυντ᾽, οὐδέ τι θυμὸς ἐδεύετο δαιτὸς ἐΐσης. αὐτὰρ ἐπεὶ πόσιος καὶ ἐδητύος ἐξ ἔρον ἕντο, κοῦροι μὲν κρητῆρας ἐπεστέψαντο ποτοῖο, 470 νώμησαν δ᾽ ἄρα πᾶσιν ἐπαρξάμενοι δεπάεσσιν· Il. XIV 328 ὡς σέο νῦν ἔραμαι καί με γλυκὺς ἵμερος αἱρεῖ.
prime occorrenze: συνουσία Democr. VS 68 B 32 ξυνουσίη ἀποπληξίη σμικρή· ἐξέσσυται γὰρ ἄνθρωπος ἐξ ἀνθρώπου καὶ ἀποσπᾶται πληγῇ τινι μεριζόμενος. Democr. VS 68 B 235 ὅσοι ἀπὸ γαστρὸς τὰς ἡδονὰς ποιέονται ὑπερβεβλη-κότες τὸν καιρὸν ἐπὶ βρώσεσιν ἢ πόσεσιν ἢ ἀφροδι-σίοισιν, τοῖσι πᾶσιν αἱ μὲν ἡδοναὶ βραχεῖαί τε καὶ δι᾽ ὀλίγου γίνονται, ὁκόσον ἂν χρόνον ἐσθίωσιν ἢ πίνω-σιν, αἱ δὲ λῦπαι πολλαί.
prime occorrenze: ἀφροδίσια Semon. fr. 7,48-54 ὁμῶς δὲ καὶ πρὸς ἔργον ἀφροδίσιον ἐλθόντ᾿ ἑταῖρον ὁντινῶν ἐδέξατο. τὴν δ᾿ ἐκ γαλῆς, δύστηνον οἰζυρὸν γένος· 50 κείνῃ γὰρ οὔ τι καλὸν οὐδ᾿ ἐπίμερον πρόσεστιν οὐδὲ τερπνὸν οὐδ᾿ ἐράσμιον. εὐνῆς δ᾿ ἀληνής ἐστιν ἀφροδισίης, τὸν δ᾿ ἄνδρα τὸν παρεοντα ναυσίῃ διδοῖ.
γάμος, ἔρως, συνουσία, ἀφροδίσια e definizioni GI3 523 (γάμος) DGE 647 (ἀφροδίσια) LSJ9 695 (ἔρως) ThGL VIII 1446s. (συνουσία) Chantraine, DELG 366s. (ἔραμαι) Beekes, EDG 449 (ἔραμαι)
amore, violenza, linguaggio unione sessuale, matrimonio, festa nuziale i giochi e le opere di Afrodite impulso, desiderio, innamoramento, amore stare insieme, compagnia, convivialità, coito la voglia e il soddisfacimento sopraffazione e tenerezza trionfo del corpo e malattia, schiavitù e libertà la sfera dell’irrazionalità
ILIADE
Iliade XIV 159-165, 197-199 μερμήριξε δ᾽ ἔπειτα βοῶπις πότνια ῞Ηρη ὅππως ἐξαπάφοιτο Διὸς νόον αἰγιόχοιο· 160 ἧδε δέ οἱ κατὰ θυμὸν ἀρίστη φαίνετο βουλὴ ἐλθεῖν εἰς Ἴδην εὖ ἐντύνασαν ἓ αὐτήν, εἴ πως ἱμείραιτο παραδραθέειν φιλότητι ᾗ χροιῇ, τῷ δ᾽ ὕπνον ἀπήμονά τε λιαρόν τε χεύῃ ἐπὶ βλεφάροισιν ἰδὲ φρεσὶ πευκαλίμῃσι. 165 [...] τὴν δὲ δολοφρονέουσα προσηύδα πότνια ῞Ηρη· δὸς νῦν μοι φιλότητα καὶ ἵμερον, ᾧ τε σὺ πάντας δαμνᾷ ἀθανάτους ἠδὲ θνητοὺς ἀνθρώπους.
Iliade XIV 214-217, 294-296, 346-353 ἦ, καὶ ἀπὸ στήθεσφιν ἐλύσατο κεστὸν ἱμάντα ποικίλον, ἔνθα δέ οἱ θελκτήρια πάντα τέτυκτο· 215 ἔνθ᾽ ἔνι μὲν φιλότης, ἐν δ᾽ ἵμερος, ἐν δ᾽ ὀαριστὺς πάρφασις, ἥ τ᾽ ἔκλεψε νόον πύκα περ φρονεόντων […] ὡς δ᾽ ἴδεν, ὥς μιν ἔρως πυκινὰς φρένας ἀμφεκάλυψεν, οἷον ὅτε πρῶτόν περ ἐμισγέσθην φιλότητι 295 εἰς εὐνὴν φοιτῶντε, φίλους λήθοντε τοκῆας. […] ἦ ῥα καὶ ἀγκὰς ἔμαρπτε Κρόνου παῖς ἣν παράκοιτιν· τοῖσι δ᾽ ὑπὸ χθὼν δῖα φύεν νεοθηλέα ποίην, λωτόν θ᾽ ἑρσήεντα ἰδὲ κρόκον ἠδ᾽ ὑάκινθον πυκνὸν καὶ μαλακόν, ὃς ἀπὸ χθονὸς ὑψόσ᾽ ἔεργε. τῷ ἔνι λεξάσθην, ἐπὶ δὲ νεφέλην ἕσσαντο 350 καλὴν χρυσείην· στιλπναὶ δ᾽ ἀπέπιπτον ἔερσαι. ὣς ὃ μὲν ἀτρέμας εὗδε πατὴρ ἀνὰ Γαργάρῳ ἄκρῳ, ὕπνῳ καὶ φιλότητι δαμείς, ἔχε δ᾽ ἀγκὰς ἄκοιτιν.
l’amore che distoglie e l’amore che crea il simpatico quadretto familiare fatto di nascondi-mento e tenerezza. l’inganno: l’amore che distoglie e che imbroglia, interessato e con secondi fini. l’amore che genera e che crea, e offre un modello a ogni ierogamia, con il suo si-gnificato ‘naturale-vegetale’, cosmogonico, teologico. l’amor che move ’l sole e l’altre stelle (Dante, Pd XXXIII 145) l’amore (e il sesso) che deforma e trasforma
Lingue letterarie e lingue parlate Il greco (tranne, parzialmente, glosse e iscrizioni, che peraltro sono ‘formalizzate’) è per noi una lingua letteraria (ma ciò, come sempre avviene per le lingue antiche, è dovuto anche al processo della tradizione). Il complesso dei linguisti e il sospetto verso le lingue letterarie: l’esempio del latino da Augusto al Rinascimento (o al Concilio Vaticano II) e del sanscrito, il divaricarsi dei piani. Le lingue letterarie come forme ‘normalizzate’ del parlato e come insiemi compatti di regole fissate e codificate, e le lingue parlate come incerti oggetti di ricerca (quale lingua parlata? quali atlanti linguistici?). L’importanza, anche modellizzante, delle lingue letterarie (es. il gotico di Ulfila, lo slavo o slavone di Salonicco di Cirillo e Metodio, l’armeno dei primi traduttori biblici, l’arabo del Corano) e le lingue comuni in nuce (es. di Dante, Petrarca e Boccaccio). Νon di rado una lingua letteraria diventa lingua comune.
Dal parlato alla ‘letteratura’ Le lingue letterarie, come anche le lingue religiose, sono un tipo particolare di lingue ‘speciali’ o ‘tecniche’. Parlate locali (ogni gruppo locale ha la sua) e parlate speciali (gruppi professionali, esercito, sport). Il carattere esoterico e ‘segreto’ delle lingue speciali, che le rende così difficili da studiare. I caratteri delle lingue speciali: il mantenimento della fonetica e del sistema grammaticale, e la differenziazione lessicale (il lessico ha una certa autonomia ed è più facilmente modificabile: per es. la lingua dei ragazzi); forestierismi, neologismi, slittamenti semantici.
Lingue letterarie religiose e profane Le lingue religiose: il passaggio dall’umano al divino e l’esigenza di discontinuità e di oscurità (terminologica e sintattica: l’es. di Ahura Mazdah); le Gatha, gli inni vedici, il Carmen fratrum Arvalium, l’Inno a Zeus dell’Agamennone di Eschilo. Il processo di laicizzazione delle lingue religiose: l’intervento di elementi esterni (i re stranieri in India) e il proselitismo (l’alfabeto gotico, slavo, armeno). Il processo di cristallizzazione e di irrigidimento indotto dalle lingue religiose divenute letterarie: la chiave di interpretazione della realtà e la meccanizzazione del pensiero. L’internazionalismo delle lingue letterarie. Le lingue letterarie di origine profana: thul islandesi, filé irlandesi, scop anglosassoni, chansons de gestes francesi.
Il greco come lingua profana Il diletto delle aristocrazie, le feste pubbliche, i ritrovi dei gruppi; la scarsa incidenza dell’elemento religioso sulla lingua e sulla letteratura elleniche. I caratteri delle lingue letterarie: arcaismo e dialettalismo (il dialetto diverso da quello su cui riposa la lingua corrente); differenze grammaticali (il passato remoto, il congiuntivo, …), fonetiche (gorod e grad in russo), lessicali (corsiero, affinché, concerne, sono a dirle, èspleta; l’esempio dei Cechi e dei Francesi: ordinateur e computer), di ordo verborum (le esigenze di autonomia e completezza delle frasi letterarie). Parlato (varietas e irregolarità grammaticale, monotonia nei tipi di frase e nel lessico) versus letterario (regolarità [monotonia] grammaticale, varietà nei tipi di frase e nel lessico).
ESIODO
Esiodo, Teogonia 116-122 ἤτοι μὲν πρώτιστα Χάος γένετ᾽· αὐτὰρ ἔπειτα Γαῖ᾽ εὐρύστερνος, πάντων ἕδος ἀσφαλὲς αἰεὶ ἀθανάτων οἳ ἔχουσι κάρη νιφόεντος Ὀλύμπου, Τάρταρά τ᾽ ἠερόεντα μυχῷ χθονὸς εὐρυοδείης, ἠδ᾽ Ἔρος, ὃς κάλλιστος ἐν ἀθανάτοισι θεοῖσι, 120 λυσιμελής, πάντων τε θεῶν πάντων τ᾽ ἀνθρώπων δάμναται ἐν στήθεσσι νόον καὶ ἐπίφρονα βουλήν.
l’amore potenza cosmogonica la generazione del Caos, della Terra e del Tartaro sciogli-membra, soggioga-mente uomini e dèi amori cosmogonici H. Hom. Ven. 3-6 Afrodite Cipride “suscita il dolce desiderio per gli dèi, e soggioga le stirpi dei mortali, gli uccelli che volano in cielo, e tutti gli animali, i molti che nutre la terra e quanti ne nutre il mare”. Parm. VS 28 B 13 Eros è “il primo tra tutti gli dèi”. Emp. VS 31 B 151 “Afrodite feconda, ζείδωρος”. Orph. fr. 1 K. “Eros desiderabile dalle ali dorate” (creatore di ogni cosa attraverso la μίξις, l’unione sessuale e la commistione). Soph. fr. 847 R.2 Afrodite Citerea εκαρπος. Eur. fr. 898 K. Afrodite “nutre me, te, e tutti i mortali … e fa nascere e alimenta tutte le cose, di cui il genere dei mortali vive e fiorisce”. Lucr. I 1-40 La “genitrice degli Eneadi”, hominum divomque voluptas, / alma Venus, affolla il cosmo, fa nascere i fiori, colpisce con il desiderio i viventi, governa la natura, ispira la poesia, soggioga Marte e placa le guerre.
La lingua di Omero? Il fantasma del testo di Omero: prima e dopo Alessandria. L’età prealessandrina: il sostrato acheo (arcadico-cipriota); il sostrato eolico (ma tessalico più che lesbico) e le differenti spiegazioni degli eolismi omerici; la fase ionica; l’edizione pisistratidea e l’atticizzazione (?); il μεταχαρακτη-ρισμός ionico del 403 (l’esempio di ΕΟΣ); edizioni κατ’ ἄνδρα e κατὰ πόλιν. L’età alessandrina e postalessandrina: il lavoro degli Alessandrini (Zenodoto, Aristofane di Bisanzio) e le edizioni ‘selvagge’ dei papiri; Aristarco e la sua scuola; l’erudizione ellenistica (Aristonico e Didimo, Erodiano e Nicanore: il commento dei quattro); il Venetus A e la tradizione medioevale. Il problema degli arcaismi: il testo come risultato di un continuo compromesso tra le esigenze della tradizione e della metrica da un lato e della modernizza-zione e dell’uditorio dall’altro. La fissazione del testo omerico risale a un’epoca in cui la pronuncia si era già differenziata rispetto a quella degli antichi aedi. Le differenze/oscillazioni (dovute al destinatario: Ioni, Eoli, ecc.) già nel testo antico.
Incoerenze omeriche L’azione del digamma (ϝ) ‘scoperto’ da Richard Bentley: a) i 350 casi in cui ϝ fa posizione nei tempi forti dell’esametro (ma non nei deboli). b) i migliaia (oltre 2000) di casi in cui ϝ evita lo iato. c) la consonante che si sta indebolendo (il passaggio da Omero a Esiodo). Il dativo plurale delle declinazioni tematiche: le forme antiche ‑οισι e ‑ῃσι (circa 3000) e le forme recenti ‑οις e ‑ῃς/‑αις (circa 100). Forme non contratte e forme contratte: a) il genitivo singolare: ‑οιο, ‑οο e ‑ου/‑ω. b) le contrazioni indebite (δείδοα ed ἠόα). c) il caso εἵως, ἕως, ἧος, εἷος, ἇ(ϝ)ος.
La παλαιὰ Ἰάς: diacronia e sincronia Le forme eoliche nelle iscrizioni ioniche di Chio, e le forme eoliche metricamente ‘protette’ (o metricamente ‘necessarie’). Il metro ionico. Il passaggio di ᾱ a η. I duali in ‑ᾱ, i gen. in ‑αο e in ‑άων, λαός / νηός. I nomi di Posidone e degli Ioni (pers. Yauna). Dativi plurali in ‑εσσι (ποσ(σί), Τρώεσσι) e aoristi in ‑σσ‑. Le forme dell’articolo plurale. Forme con nasali geminate e pronomi (e aggettivi) personali. Esiti di labiovelari (πίσυρες, πέλωρ, πέλομαι, βέρεθρον). Desinenze di infiniti (atem. -μεν, -μεναι, -ναι, tem. -εν, -μεν). I participi perfetti in ‑ντ‑ (κεκλήγοντες). Le varie forme delle preposizioni (πρός, ποτί, προτί). Le particelle modali: (οὐ) κεν e (οὐκ) ἄν. I nomina agentis: ‑τωρ/‑τηρ per i nomi semplici e ‑τᾱς/‑της per i composti (come in eolico). Il destinatario ionico e il sostrato eolico (l’Asia Minore ionicizzata).
Il carattere arcaico della lingua epica La presenza intermittente dell’aumento, non rintracciabile in alcun testo di prosa. L’autonomia degli avverbi, non ancora preposizioni o preverbi. L’alternanza di ‑σσ‑ con ‑σ‑: τόσσος e τόσος, μέσσος e μέσος, (ἐ)κάλεσσα ed (ἐ)κάλεσα. La progressiva scomparsa (non rivoluzionante) di alcune libertà e di alcune oscillazioni: la regolarizzazione linguistica del greco post-epico.
Una lingua letteraria e internazionale L’uso incoerente e ‘versificatorio’ del duale (ὄσσε, ὀφθαλμός). Il pubblico aristocratico e la corporazione internazionale degli aedi. I composti ‘letterarizzanti’ e termini peregrini (γλῶτται). Opera ‘aperta’, formularità, pensiero individuale e libero dei personaggi.
ELEGIA E GIAMBO
Archil. fr. 196a W.2 [1] πάμπαν ἀποσχόμενος· ἶσον δὲ τόλμ[ησον φρονεῖν εἰ δ᾽ ὦν ἐπείγεαι καί σε θυμὸς ἰθύει[, ἔστιν ἐν ἡμετέρου ἣ νῦν μέγ᾽ ἱμείρε̣[ι γάμου καλὴ τέρεινα παρθένος· δοκέω δέ μι[ν εἶδος ἄμωμον ἔχειν· τὴν δὴ σὺ ποίη[σαι φίλην”. 5 τοσαῦτ᾽ ἐφώνει· τὴν δ᾽ ἐγὼ ἀνταμει[βόμην· “Ἀμφιμεδοῦς θύγατερ, ἐσθλῆς τε καὶ [σαόφρονος γυναικός, ἣν νῦν γῆ κατ᾽ εὐρώεσσ᾽ ἔ[χει, τ]έρψιές εἰσι θεῆς πολλαὶ νέοισιν ἀνδ[ράσιν παρὲξ τὸ θεῖον χρῆμα· τῶν τις ἀρκέσε[ι. 10 τ]αῦτα δ᾽ ἐπ᾽ ἡσυχίης εὖτ᾽ ἂν μελανθῇ[ γ’ εὐφρόνη ἐ]γώ τε καὶ σὺ σὺν θεῷ βουλεύσομεν· π]είσομαι ὥς με κέλεαι· πολλόν μ᾽ ἐ[πέσσυται πόθος θρ]ιγκοῦ δ᾽ ἔνερθε καὶ πυλέων ὑποσ[τρέφειν
Archil. fr. 196a W.2 [2] μ]ή τι μέγαιρε, φίλη· σχήσω γὰρ ἐς ποη[τρόφους 15 κ]ήπους. τὸ δὴ νῦν γνῶθι· Νεοβού̣λη[ν γέ τις ἄ]λλος ἀνὴρ ἐχέτω· αἰαῖ πέπειρα δὴ[ πέλει, ἄν]θος δ᾽ ἀπερρύηκε παρθενήϊον κ]α̣ὶ χάρις ἣ πρὶν ἐπῆν· κόρον γὰρ οὐκ̣[ ἔσχεν πόθων ἄτ]ης δὲ μέτρ᾽ ἔφηνε μαινόλις γυνή· 20 ἐς] κόρακας ἄπεχε· μὴ τοῦτ᾽ ἐφοῖτ᾽ ἄν[αξ θεῶν ὅ]πως ἐγὼ γυναῖκα τ[ο]ι̣αύτην ἔχων γεί]τοσι χάρμ᾽ ἔσομαι· πολλὸν σὲ βούλο[μαι γαμεῖν· σὺ] μὲν γὰρ οὔτ᾽ ἄπιστος οὔτε διπλόη, ἡ δ]ὲ μάλ᾽ ὀξυτέρη· πολλοὺς δὲ ποιεῖτα[ι δόλους· 25 δέ]δοιχ᾽ ὅπως μὴ τυφλὰ κἀλιτήμερα σπ]ουδῆι ἐπειγόμενος τὼς ὥσπερ ἡ κ[ύων τέκω”. τοσ]αῦτ᾽ ἐφώνεον· παρθένον δ᾽ ἐν ἄνθε[σιν
Archil. fr. 196a W.2 [3] τηλ]εθάεσσι λαβὼν ἔκλινα, μαλθακῇ δ[έ μιν χλαί]νῃ καλύψας, αὐχέν᾽ ἀγκάλῃσ’ ἔχω[ν, 30 δεί]ματι παυ[σ]αμένην τὼς ὥστε νέβρ[ιον μαζ]ῶν τε χ̣ερσὶν ἠπίως ἐφηψάμην ᾗπε]ρ̣ ἔφηνε νέον ἥβης ἐπήλυσιν χρόα[ ἅπαν τ]ε σῶμα καλὸν ἀμφαφώμενος λευκ]ὸν ἀφῆκα μένος, ξανθῆς ἐπιψαύ[ων τριχός. 35
seduzione, petting e vendetta la finta resistenza il desiderio e la volontà del γάμος bellezza, tenerezza, φιλία le τέρψιες e la μίξις (θεῖον χρῆμα) l’eccesso erotico (femminile) come sfioritura la smania erotica e il rischio del ridicolo sociale amore, inganno, purezza un tenero petting e l’eiaculazione
Archil. fr. 42, 44, 119 W.2 ὥσπερ αὐλῷ βρῦτον ἢ Θρέϊξ ἀνὴρ ἢ Φρὺξ ἔμυζε· κύβδα δ᾽ ἦν πονεομένη πολλὸς δ᾽ ἀφρὸς ἦν περὶ στόμα καὶ πεσεῖν δρήστην ἐπ᾽ ἀσκόν, κἀπὶ γαστρὶ γαστέρα προσβαλεῖν μηρούς τε μηροῖς Hippon. fr. 24 Dg.2 κύψασα γάρ μοι πρὸς τὸ λύχνον Ἀρήτη
acrobazie corporali l’εἰκάζειν simposiale e l’immaginario maschile succhiare... la birra la ‘posizione della leonessa’ il ‘darsi da fare’ del corpo immaginario pornografico ‘ti svergogno su...’ il rapporto predatore/preda lo zoom che parcellizza il rapporto, anatomizzandolo
L’invenzione dell’articolo La formazione (autoctona soltanto in Grecia) dei concetti scientifici e la lingua come mezzo di conoscenza: le premesse linguistiche della scienza e la selezione degli elementi linguistici necessari all’elaborazione teorica. La fissazione dell’universale in forma determinata e il processo di astrazione (nomi propri [l’individuale], nomi comuni [il generale: classificazione, generalizzazione e prima conoscenza], astratti [mere astrazioni senza plurale; ‘nomi mitici’-personificazioni e metafore: antropomorfizzare l’incorporeo]): l’invenzione dell’articolo e la sostantivazione dell’aggettivo e delle forme verbali. Funzioni dell’articolo: determinare l’immateriale, porlo come universale, determinare singolarmente l’universale (farne cioè un nome astratto, comune e proprio a un tempo). L’uso particolare, determinato (“questo qui”), dell’articolo omerico (ed esiodico): il valore dimostrativo e l’assenza degli articoli veri e propri; il valore oppositivo (“questi … quelli”); il valore anaforico (“Odisseo … lui”); il valore ‘connettivo-relativo’ (“e quelle …”); il valore prolettico (“questo: ...”); il valore dimostrativo-apposizionale (“quella, l’isola”); il valore individualizzante (“tutte quelle altre volte”); il valore enfatico (“questo tuo dono”). La prima comparsa della prosa e la presenza dell’articolo (a eccezione delle iscrizioni cipriote e di quelle panfilie, che lo presentano assai di rado): il valore determinativo; il valore di rinvio e riferimento; il valore di opposizione; l’interposizione e la creazione del gruppo del sostantivo; la sostantivazione di qualsiasi elemento della frase e l’algebra linguistica; «un processo privo di ogni valore affettivo ma comodo per l’esposizione delle idee, e di un’agilità e varietà che non hanno riscontro nella prosa di nessun’altra lingua indoeuropea» (A. Meillet).
Mimn. fr. 1 W.2 τίς δὲ βίος, τί δὲ τερπνὸν ἄτερ χρυσῆς Ἀφροδίτης; τεθναίην, ὅτε μοι μηκέτι ταῦτα μέλοι, κρυπταδίη φιλότης καὶ μείλιχα δῶρα καὶ εὐνή, οἷ᾿ ἥβης ἄνθεα γίνεται ἁρπαλέα ἀνδράσιν ἠδὲ γυναιξίν· ἐπεὶ δ᾿ ὀδυνηρὸν ἐπέλθῃ 5 γῆρας, ὅ τ᾿ αἰσχρὸν ὁμῶς καὶ κακὸν ἄνδρα τιθεῖ, αἰεί μιν φρένας ἀμφὶ κακαὶ τείρουσι μέριμναι, οὐδ᾿ αὐγὰς προσορῶν τέρπεται ἠελίου, ἀλλ᾿ ἐχθρὸς μὲν παισίν, ἀτίμαστος δὲ γυναιξίν· οὕτως ἀργαλέον γῆρας ἔθηκε θεός. 10
Theogn. 1063-1068 ἐν δ᾽ ἥβῃ πάρα μὲν ξὺν ὁμήλικι πάννυχον εὕδειν, ἱμερτῶν ἔργων ἐξ ἔρον ἱέμενον· ἔστι δὲ κωμάζοντα μετ᾽ αὐλητῆρος ἀείδειν· 1065 τούτων οὐδὲν <ἔην> ἄλλ᾽ ἐπιτερπνότερον ἀνδράσιν ἠδὲ γυναιξί. τί μοι πλοῦτός τε καὶ αἰδώς; τερπωλὴ νικᾷ πάντα σὺν εὐφροσύνῃ.
il primato del piacere vita e piacere l’amore nascosto, i doni e il letto amore e giovinezza (rapinosa) la fine di ogni godimento bruttezza e disonore sfoghi sessuali e musica e simposio la secondarietà di ricchezza e rispetto godimento e (è?) felicità
MELICA MONODICA
Saffo, fr. 31 N. φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν ἔμμεν᾽ ὤνηρ, ὄττις ἐνάντιός τοι ἰσδάνει καὶ πλάσιον ἆδυ φωνεί- σας ὐπακούει καὶ γελαίσας ἰμέροεν, τό μ᾽ ἦ μὰν καρδίαν ἐν στήθεσιν ἐπτόαισεν, ὠς γὰρ ἔς σ᾽ ἴδω βρόχε᾽ ὤς με φώναι- σ᾽ οὐδ᾽ ἒν ἔτ᾽ εἴκει, ἀλλ᾽ ἄκαν μὲν γλῶσσα †ἔαγε λέπτον δ᾽ αὔτικα χρῶι πῦρ ὐπαδεδρόμηκεν, ὀππάτεσσι δ᾽ οὐδ᾽ ἒν ὄρημμ᾽, ἐπιρρόμ- βεισι δ᾿ ἄκουαι, κὰδ δ᾿ ἴδρως ψῦχρος χέεται, τρόμος δὲ παῖσαν ἄγρει, χλωροτέρα δὲ ποίας ἔμμι, τεθνάκην δ᾿ ὀλίγω ’πιδεύης 15 φαίνομ᾿ ἔμ᾿ αὔτ[ᾳ. ἀλλὰ πὰν τόλματον, ἐπεὶ †καὶ πένητα†
malattie mortali la divinizzazione lo stare vicino la parola e il riso: il suono del desiderio lo sbigottimento e il cuore come centro interiore lo sguardo che innamora i sintomi del ‘male’: mutismo, vampata, cecità, ronzio, sudor freddo, tremore, pallore, senso di morte il coraggio dell’amante la funzione esortativa?
Saffo, fr. 99(a) N. .].γα. πεδὰ βαιο̣[ ].α .[.]οῖ Πωλυανακτ[ιδ]α..[ .].γα. πεδὰ βαιο̣[ ].α .[.]οῖ Πωλυανακτ[ιδ]α..[ ...αισσαμιασι.ι̣ε.[.]το̣ισ....[.] [] χόρδαισι διακρέ̣κην ὀ̣λ̣ι̣σ̣β̣οδόκο̣ι̣ς<̣ι> περ̣καθθ.(.)μενος 5 τεούτ[οι]σι φιλοφ[ρό]νως .]....δ ἐλελίσδ[ε]ται προτ̣ανέ̣ως ...]ωνος δὲ διο[..(.)]ων ....(.)].υαλ̣ωδ᾽.[.]..ε̣νη̣τ̣ε̣[..].χ..
Anacr. PMG 358 () σφαίρηι δηὖτέ με πορφυρῆι βάλλων χρυσοκόμης Ἔρως () σφαίρηι δηὖτέ με πορφυρῆι βάλλων χρυσοκόμης Ἔρως νήνι ποικιλοσαμβάλῳ συμπαίζειν προκαλεῖται· (–––) ἡ δ᾿, ἐστὶν γὰρ ἀπ᾿ εὐκτίτου 5 Λέσβου, τὴν μὲν ἐμὴν κόμην, λευκὴ γάρ, καταμέμφεται, πρὸς δ᾿ ἄλλην τινὰ χάσκει. ()
indicibili piaceri Saffo ‘giambica’ i Polianattidi e i contrasti tra γένη l’ὄλισβος e un piacere infamante l’εἰκάζειν al femminile la palla, i sandali variopinti e il gioco erotico Eros oro-chiomato la fama di Lesbo e le auletridi da simposio la ‘chioma’ e la bocca aperta ironia e stanchezza
MELICA CORALE
Pind. fr. 122 M. [1] ΞΕΝΟΦΩΝΤΙ ΚΟΡΙΝΘΙΩΙ Α πολύξεναι νεάνιδες, ἀμφίπολοι Πειθοῦς ἐν ἀφ΄νειῷ Κορίνθῳ, αἵ τε τᾶς χλωρᾶς λιβάνου ξανθὰ δάκ΄ρη θυμιᾶτε, πολλάκι ματέρ᾽ ἐρώτων οὐρανίαν πτάμεναι νοήματι π΄ρὸς Ἀφ΄ροδίταν, 5 Β ὑμῖν ἄνευθ᾽ ἐπαγορίας ἔπορεν, ὦ παῖδες, ἐρατειναῖς <ἐν> εὐναῖς μαλθακᾶς ὥρας ἀπὸ καρπὸν δρέπεσθαι. σὺν δ᾽ ἀνάγκᾳ πὰν καλόν … ***
Pind. fr. 122 M. [2] Γ ἀλλὰ θαυμάζω, τί με λέξοντι Ἰσθμοῦ Γ ἀλλὰ θαυμάζω, τί με λέξοντι Ἰσθμοῦ δεσπόται τοιάνδε μελίφ΄ρονος ἀρχὰν εὑρόμενον σκολίου ξυνάορον ξυναῖς γυναιξίν. 15 Δ διδάξαμεν χρυσὸν καθαρᾷ βασάνῳ *** ὦ Κύπρου δέσποινα, τεὸν δεῦτ᾽ ἐς ἄλσος φορβάδων κορᾶν ἀγέλαν ἑκατόγγυι- ον Ξενοφῶν τελέαις ἐπάγαγ᾽ εὐχωλαῖς ἰανθείς. 20
ragazze di piacere Senofonte di Corinto e il donativo in prostitute le giovani ‘molto accoglienti’ Afrodite Urania e la Signora di Cipro il biasimo e il non biasimo socialo costrette a godere? “che cosa diranno di me...?” la libertà della poesia simposiale le donne come merci
Le lingue dei lirici I dativi plurali in ‑οις, ‑αις (strum. ai. ‑aih, ir. ‑aiš. lit. ‑ais) e in ‑οισι, ‑αισι/‑ῃσι (loc. ‑su in indoiranico e baltosla-vo): ‑οισι in ionico, ‑οις nei dialetti dorico-occidentali (eccezioni in argivo, corinzio, laconico), ‑οισι (agg. e sost.) e ‑οις (dim.) nel lesbico, le oscillazioni dell’attico e delle lingue letterarie (la tragedia, la commedia di Epicarmo, i poeti lirici). L’uso intermittente, arcaico (ábharat e bhárat) e omerico, dell’aumento: libero nella lirica corale e in quella eolica, costante (tranne omeriche eccezioni) in quella ionica. L’uso intermittente, ‘poetico’, dell’articolo (raro negli elegiaci, nella lirica monodica e corale, più frequente nel giambo, come poi nella commedia e nella prosa). L’iperbato e l’ordo verborum artificiale.
I generi della lirica Il fondo ionico (κότ’, κως, etc.) e gli epicismi dell’elegia: ionicismi (o atticismi: δορί?) non epici (la progressiva riduzione) ed epicismi non ionici (il progressivo incremento). L’epigramma dalla dialettizzazione alla maggiore letterarietà (fine IV sec.). Il verso popolare (con paralleli nel vedico) e lo ionico corrente (cólto, non parlato: la lingua delle iscrizioni) del giambo (forme contratte, crasi, declinazione ‘attica’, termini volgari, la riduzione degli epicismi non ionici). L’incomparabile lirica eolica (in mancanza di una prosa eolica e di una lirica corale epicorica; il limitato apporto delle iscrizioni: fonetica e morfologia, non lessico) e beotica (Corinna), i metri ‘innodici’ indoeuropei, il lessico e lo stile semplici; la lingua delle persone cólte contemporanee (tranne la rarità dell’articolo e delle forme contratte): eolico nei lesbici, ionico in Anacreonte, beotico in Corinna. La lirica corale: il ‘dorico’ di poeti non dorici; composizioni corali per feste religiose pubbliche e successiva laicizzazione; l’ᾱ, gli infiniti in ‑μεν, gen. in ‑ᾶν e dat. in ‑εσσι, la mancanza di aoristi in ‑ξα e di ‘futuri dorici’, la rarità di ϝ (tranne che in Alcmane e in Pindaro: la confusione ϝ/γ nei codici), l’alternanza σύ/τύ, la presenza di ἄν e κε(ν), Μῶσα e Μοῖσα, i gen. in ‑οιο, κῆρ > κέαρ, i composti e la lingua solenne.
ESCHILO
Eschilo, Agamennone 228-248 λιτὰς δὲ καὶ κληδόνας πατρῴους ἀντ. ε λιτὰς δὲ καὶ κληδόνας πατρῴους ἀντ. ε παρ᾽ οὐδὲν αἰῶ τε παρθένειον ἔθεντο φιλόμαχοι βραβῆς. 230 φράσεν δ᾽ ἀόζοις πατὴρ μετ᾽ εὐχὰν δίκαν χιμαίρας ὕπερθε βωμοῦ πέπλοισι περιπετῆ παντὶ θυμῷ προνωπῆ λαβεῖν ἀέρδην, στόματός τε καλλιπρῴρου 235 φυλακᾷ κατασχεῖν φθόγγον ἀραῖον οἴκοις. βίᾳ χαλινῶν δ᾽, ἀναύδῳ μένει, στρ. ζ κρόκου βαφὰς [δ᾽] ἐς πέδον χέουσα, ἔβαλλ᾽ ἕκαστον θυτή- 240 ρων ἀπ᾽ ὄμματος βέλει φιλοίκτῳ, πρέπουσα τὼς ἐν γραφαῖς, προσεννέπειν θέλουσ(α)
uno stupro rituale il sacrificio di Ifigenia e la situazione tragica il μίασμα e la diserzione l’αἰὼν παρθένειος e lo stupro rituale l’animalizzazione della vittima sacrificale l’eleganza e la bellezza violentate regalità e funeralità nelle stille di croco a terra lo sguardo fulminante la morte che prende il posto del peana
SOFOCLE
Sofocle, Antigone 781-800 [1] ΧΟΡΟΣ Ἔρως ἀνίκατε μάχαν, str. Ἔρως, ὃς ἐν κτήμασι πίπ- τεις, ὃς ἐν μαλακαῖς παρει- αῖς νεάνιδος ἐννυχεύεις, φοιτᾷς δ᾽ ὑπερπόντιος ἔν τ᾽ 785 ἀγρονόμοις αὐλαῖς· καί σ᾽ οὔτ᾽ ἀθανάτων φύξιμος οὐδεὶς οὔθ᾽ ἁμερίων ἐπ᾽ ἀνθρώ- πων, ὁ δ᾽ ἔχων μέμηνεν. 790
Sofocle, Antigone 781-800 [2] σὺ καὶ δικαίων ἀδίκους ant. φρένας παρασπᾷς ἐπὶ λώ- βᾳ· σὺ καὶ τόδε νεῖκος ἀν- δρῶν ξύναιμον ἔχεις ταράξας· νικᾷ δ᾽ ἐναργὴς βλεφάρων 795 ἵμερος εὐλέκτρου νύμφας, τῶν μεγάλων πάρεδρος ἐν ἀρχαῖς θεσ- μῶν· ἄμαχος γὰρ ἐμπαί- ζει θεὸς Ἀφροδίτα. 800
sguardi letali come un eroe invincibile... la dolce pervasività di Eros l’impossibilità di fuggire la μανία che logora chi ce l’ha il sovvertimento di ogni δίκη e la forza dei θεσμοί lo sconvolgimento di ogni rapporto lo sguardo dolce e assassino il divertimento di Afrodite
Il teatro: festa religiosa e laica Le maschere da armamentario cultuale a istituto letterario e mezzo di rappresentazione. Lo scenario (il teatro di Dioniso), il pubblico (l’intera polis) e la formalizzazione. La commistione di generi poetici non attici: il genere lirico religioso dorico e quello lirico narrativo ionico. Dalla lirica corale alla tragedia: il coro, il canto ‘a solo’, il parlato-recitato (l’attività di Arione di Metimna a Corinto e l’origine dorico-corinzia?).
Commistione linguistica nella tragedia I cori: i metri e la lingua lirici, l’ᾱ, le ultime tracce del ‘sacro’ (le oscillazioni testuali e il problema della tradizione linguistica dei testi scenici). Il parlato giambo-trocaico, la lingua di Atene e gli ionismi letterarizzanti: la grammatica attica; α ed η attici; la sporadicità del duale; σσ (non ττ) e ρσ (non ρρ) e gli iperionismi (πυρσός); forme ioniche letterarie (ὄπωπα per ἐόρακα, δούρατος e δορός per δόρατος, γῆθεν, -οισι/-ησι). La volontà di distaccarsi dall’attico quotidiano e di ‘alzare il tono’: gli omerismi (forme non contratte, lunghe ει e ου per ε e ο, des. in ‑οιο ed ‑εσσι, forme pronominali e articolo-relativo, diverse forme verbali, comp. ἀρείων e βέλτερος, preposizioni, congiunzioni e particelle) e il gioco dei verbi composti (e dei preverbi ‘esaustivi’); la glossa in luogo del nome comune; occidentalismi (nel coro e nel dialogo: dal coro al dialogo o da Corinto ad Atene? Metricismi, poetismi, tecnicismi, ᾱ originari); ionismi non omerici (e.g. κεῖνος, ἱστορέω, φερνή, ἀγρεύω, Θρῇξ, πρευμενής, αἰών ‘vita’).
EURIPIDE
Euripide, Ippolito 525-542 ΧΟΡΟΣ. Ἔρως Ἔρως, ὁ κατ᾽ ὀμμάτων 525 ΧΟΡΟΣ. Ἔρως Ἔρως, ὁ κατ᾽ ὀμμάτων 525 στάζων πόθον, εἰσάγων γλυκεῖαν ψυχᾷ χάριν οὓς ἐπιστρατεύσῃ, μή μοί ποτε σὺν κακῷ φανείης μηδ᾽ ἄρρυθμος ἔλθοις. οὔτε γὰρ πυρὸς οὔτ᾽ ἄστρων ὑπέρτερον βέλος 530 οἷον τὸ τᾶς Ἀφροδίτας ἵησιν ἐκ χερῶν Ἔρως ὁ Διὸς παῖς ἄλλως ἄλλως παρά τ᾽ Ἀλφεῷ 535 Φοίβου τ᾽ ἐπὶ Πυθίοις τεράμνοις βούταν φόνον Ἑλλὰς <αἶ᾽> ἀέξει, Ἔρωτα δέ, τὸν τύραννον ἀνδρῶν, τὸν τᾶς Ἀφροδίτας φιλτάτων θαλάμων κλῃδοῦχον, οὐ σεβίζομεν, 540 πέρθοντα καὶ διὰ πάσας ἱέντα συμφορᾶς θνατοὺς ὅταν ἔλθῃ.
Euripide, Ippolito 1268-1281 ΧΟΡΟΣ σὺ τὰν θεῶν ἄκαμπτον φρένα καὶ βροτῶν ἄγεις, Κύπρι, σὺν δ᾽ ὁ ποι- κιλόπτερος ἀμφιβαλὼν 1270 ὠκυτάτῳ πτερῷ· ποτᾶται δὲ γαῖαν εὐάχητόν θ᾽ ἁλμυρὸν ἐπὶ πόντον, θέλγει δ᾽ Ἔρως ᾧ μαινομένᾳ κραδίᾳ πτανὸς ἐφορμάσῃ χρυσοφαής, 1275 φύσιν ὀρεσκόων σκύμνων πελαγίων θ᾽ ὅσα τε γᾶ τρέφει τά τ᾽ αἰθόμενος ἅλιος δέρκεται ἄνδρας τε· συμπάντων βασιληίδα τι- 1280 μάν, Κύπρι, τῶνδε μόνα κρατύνεις.
omnia vincit amor lo stillicidio del desiderio la guerra di Eros e il pericolo dell’arrhytmia Eros, Afrodite, i dardi il τύραννος ἀνδρῶν il κλῃδοῦχος φιλτάτων θαλάμων persino le “menti inflessibili” il volo velocissimo e la θέλξις la τιμή regale e il potere monocratico
La cultura ‘di tipo ateniese’ La commistione stilizzata di tutte le espressioni letterarie precedenti. La lirica discorsiva e narrativa ionica e la lirica religiosa dorica. Il carattere interdialettale e tendenzialmente ‘imperialista’ della letteratura ateniese. La preparazione di una nuova lingua comune (che però sarà creata dalla filosofia, dalla scienza e dalla storiografia più che dalla poesia).
ARISTOFANE
Aristofane, Ecclesiazuse 893-923 [1] ΓΡΑΥΣ Α εἴ τις ἀγαθὸν βούλεται πα‑ θεῖν τι, παρ᾽ ἐμοὶ χρὴ καθεύδειν. οὐ γὰρ ἐν νέαις τὸ σοφὸν ἔν- 895 εστιν, ἀλλ᾽ ἐν ταῖς πεπείροις. οὐδέ τοι στέργειν ἂν ἐθέλοι μᾶλλον ἢ ᾽γὼ τὸν φίλον ᾧπερ ξυνείην, ἀλλ᾽ ἐφ᾽ ἕτερον ἂν πέτοιτο. ΝΕΙΣ μὴ φθόνει ταῖσιν νέαισι· 900 τὸ τρυφερὸν γὰρ ἐμπέφυκε τοῖς ἁπαλοῖσι μηροῖς, κἀπὶ τοῖς μήλοις ἐπαν- θεῖ· σὺ δ᾽, ὦ γραῦ, παραλέλεξαι κἀντέτριψαι τῷ θανάτῳ μέλημα. 905
Aristofane, Ecclesiazuse 893-923 [2] ΓΡ. Α ἐκπέσοι σου τὸ τρῆμα τό τ᾽ ἐπίκλιντρον ἀποβάλοις βουλομένη σποδεῖσθαι. κἀπὶ τῆς κλίνης ὄφιν προσελκύσαιο βουλομένη φιλῆσαι. 910 ΝΕ. αἰαῖ, τί ποτε πείσομαι; οὐχ ἥκει μοὐταῖρος μόνη δ᾽ αὐτοῦ λείπομ᾽· ἡ γάρ μοι μήτηρ ἄλλῃ βέβηκεν. καὶ τἄλλα <μ᾽> οὐδὲν <τὰ> μετὰ ταῦτα δεῖ λέγειν. ἀλλ᾽, ὦ μαῖ᾽, ἱκετεύομαι, κά- 915 λει τὸν Ὀρθαγόραν, ὅπως σαυτῆς <ἂν> κατόναι᾽ ἀντιβολῶ σε.
Aristofane, Ecclesiazuse 893-923 [3] ΓΡ. Α ἤδη τὸν ἀπ᾽ Ἰωνίας τρόπον, τάλαινα, κνησιᾷς. δοκεῖς δέ μοι καὶ λάβδα κατὰ τοὺς Λεσβίους. 920 ἀλλ᾽ οὐκ ἄν ποθ᾽ ὑφαρπάσαιο τἀμὰ παίγνια· τὴν δ᾽ ἐμὴν ὥραν οὐκ ἀπολεῖς οὐδ᾽ ἀπολήψει.
vecchie e giovani una scena ateniese: prostitute al balcone? il sogno-incubo di una giustizia sessuale una scena ateniese: prostitute al balcone? vecchie e giovani apostrofi e insulti la ricetta del godimento: natura o cultura τὸ σοφόν e τὸ τρυφερόν sesso in metafora e fuor di metafora: la lingua libera la lussuria femminile una rappresentazione maschilista?
Il ‘dramma’ siciliano e la commedia La misteriosa (l’assenza di opere intere fino a Teocrito e ad Archimede) ma influente (l’esempio delle monete del VI sec. a.C.) cultura siciliana e le origini doriche del dramma (δρᾶμα). La koine occidentale di tipo dorico: Epicarmo (il nome di un genere?) e Sofrone (la fortuna). I genitivi ἐμέος e τέος, ϝίσαμι (< ϝίσαντι), δεικνύειν (< δεικνύοντι), πεφύκειν, πέποσχα, il dat. pl. in ‑εσσι, κάρρων (per κρείσσων), ψιν, ψε (per σφιν, σφε). Le differenze dall’attico, la lingua naturale e ‘parlata’, i composti parodici, l’influsso della tragedia.
La commedia attica L’ateniese parlato e le differenze tra Aristofane e Menandro: i volgarismi. La grammatica attica (imperativi in ‑ο e in ‑σο, ἔδοσαν ed ἔδωκαν, futuri dorici e non, ἔμελλον ed ἤμελλον, comparativi in ‑ω e in ‑ονα, πλέον / πλεῖν / πλεῖον ἢ …), i cori e i composti paratragici (e paraepici e paralirici), gli ‘stranieri’ parlanti nei dialetti locali (le lingue diverse ma comunicanti), i metricismi (-οιατο, -μεσθα, etc.), Erfindungen comiche. La letteratura ateniese e panellenica.
ERODOTO
Erodoto, I 8s. [1] 8.1. οὗτος δὴ ὦν ὁ Κανδαύλης ἠράσθη τῆς ἑωυτοῦ γυναικός, ἐρασθεὶς δὲ ἐνόμιζέ οἱ εἶναι γυναῖκα πολλὸν πασέων καλλίστην. ὥστε δὲ ταῦτα νομίζων, ἦν γάρ οἱ τῶν αἰχμοφόρων Γύγης ὁ Δασκύλου ἀρεσκόμενος μάλιστα, τούτῳ τῷ Γύγῃ καὶ τὰ σπουδαιέστερα τῶν πρηγμάτων ὑπερετίθετο ὁ Κανδαύλης καὶ δὴ καὶ τὸ εἶδος τῆς γυναικὸς ὑπερεπαινέων. 2. χρόνου δὲ οὐ πολλοῦ διελθόντος, χρῆν γὰρ Κανδαύλῃ γενέσθαι κακῶς, ἔλεγε πρὸς τὸν Γύγην τοιάδε· “Γύγη, οὐ γάρ σε δοκέω πείθεσθαί μοι λέγοντι περὶ τοῦ εἴδεος τῆς γυναικός (ὦτα γὰρ τυγχάνει ἀνθρώποισι ἐόντα ἀπιστότερα ὀφθαλμῶν), ποίεε ὅκως ἐκείνην θεήσεαι γυμνήν”. 3. ὁ δὲ μέγα ἀμβώσας εἶπε· “δέσποτα, τίνα λέγεις λόγον οὐκ ὑγιέα, κελεύων με δέσποιναν τὴν ἐμὴν θεήσασθαι γυμνήν; ἅμα δὲ κιθῶνι ἐκδυομένῳ συνεκδύεται καὶ τὴν αἰδῶ γυνή. 4. πάλαι δὲ τὰ καλὰ ἀνθρώποισι ἐξεύρηται, ἐκ τῶν μανθάνειν δεῖ· ἐν τοῖσι ἓν τόδε ἐστί, σκοπέειν τινὰ τὰ ἑωυτοῦ. ἐγὼ δὲ πείθομαι ἐκείνην εἶναι πασέων γυναικῶν καλλίστην, καί σεο δέομαι μὴ δέεσθαι ἀνόμων”.
Erodoto, I 8s. [2] 9.1. ὁ μὲν δὴ λέγων τοιαῦτα ἀπεμάχετο, ἀρρωδέων μή τί οἱ ἐξ αὐτῶν γένηται κακόν. ὁ δ᾽ ἀμείβετο τοῖσδε· “θάρσεε, Γύγη, καὶ μὴ φοβέο μήτε ἐμέ, ὥς σεο πειρώμενος λέγω λόγον τόνδε, μήτε γυναῖκα τὴν ἐμήν, μή τί τοι ἐξ αὐτῆς γένηται βλάβος· ἀρχὴν γὰρ ἐγὼ μηχανήσομαι οὕτω ὥστε μηδὲ μαθεῖν μιν ὀφθεῖσαν ὑπὸ σέο. 2. ἐγὼ γάρ σε ἐς τὸ οἴκημα ἐν τῷ κοιμώμεθα ὄπισθε τῆς ἀνοιγομένης θύρης στήσω· μετὰ δ᾽ ἐμὲ ἐσελθόντα αὐτίκα παρέσται καὶ ἡ γυνὴ ἡ ἐμὴ ἐς κοῖτον. κεῖται δὲ ἀγχοῦ τῆς ἐσόδου θρόνος· ἐπὶ τοῦτον τῶν ἱματίων κατὰ ἓν ἕκαστον ἐκδύνουσα θήσει καὶ κατ᾽ ἡσυχίην πολλὴν παρέξει τοι θεήσασθαι. 3. ἐπεὰν δὲ ἀπὸ τοῦ θρόνου στείχῃ ἐπὶ τὴν εὐνὴν κατὰ νώτου τε αὐτῆς γένῃ, σοὶ μελέτω τὸ ἐνθεῦτεν ὅκως μή σε ὄψεται ἰόντα διὰ θυρέων”.
peep show in Lidia Greci e ‘barbari’: l’orientalismo ante Said “la più bella tra tutte le donne...” la condivisione di un bene materiale la non reversibilità dello sguardo lo spogliarello in diretta la vendetta femminile contaminazione con il sesso e con il potere l’ambiguo trionfo del guardone riluttante
Un’invenzione ionica: la prosa La poesia degli Eoli e la prosa degli Ioni: l’affrancamento dalla tradizione e dal sentimento e la riproduzione intellettuale e discorsiva di una realtà positiva. Gli Ioni alla guida culturale e spirituale della Grecia dall’età arcaica all’inizio di quella classica: i Greci yauna, l’influsso sull’architettura, sulle arti e sulla scienza orientale (persiana in primis). La koiné ionica e l’influenza dell’alfabeto ionico (l’es. di χ), poi generalizzato (Atene 403, Beozia 370, ecc.), e della terminologia ionica. L’estrazione e la lingua ionica dei primi prosatori (Talete, Anassimandro, Anassimene; Eraclito; Ecateo), e quindi del genere in quanto tale (Erodoto e Tucidide; Ippocrate di Coo; Antioco di Siracusa, Ellanico di Lesbo); le poche tracce di una prosa dorica (dalle Dialexeis ad Archimede); le differenze stilistiche (maggiore o minore letterarietà), non linguistiche tra i γένη della prosa; poetismi e/o arcaismi.
La prosa ‘paraletteraria’: αἶνοι, λόγοι, μῦθοι, leggi ed elenchi L’Αἴσωπος λογοποιός e i riflessi poetici da Archiloco a Platone (Phaed. 60c, 61b). Genealogie, elenchi di vincitori (ad Olimpia dal 776 a.C.), liste di sacerdoti o governanti (gli efori a Sparta dal 757 a.C., gli arconti ad Atene dal 683 a.C.), leggi.
La prosa didascalica e narrativa: logografia, storiografia, scienza, filosofia La lingua dei primi logografi tra pretese poetiche e koiné d’uso microasiatica. Epicismi, forme non contratte, ionismi arcaici, l’‘ingenuità’ e il gusto narrativo (l’esempio degli Iamata di Epidauro).
Erodoto, la filosofia, la medicina La lingua semplice (scevra di γλῶσσαι), varia e ‘internazionale’ del viaggiatore di Alicarnasso. Arcaismi, forme non contratte, epicismi e atticismi, periodi più articolati: la tradizione manoscritta e la stilizzazione letteraria. Le γνῶμαι filosofiche tra retorica e poesia: Eraclito e Democrito. Ippocrate ἄκρατος: concisione e chiarezza.
TUCIDIDE
Tucidide, II 53 1. πρῶτόν τε ἦρξε καὶ ἐς τἆλλα τῇ πόλει ἐπὶ πλέον ἀνομίας τὸ νόσημα. ῥᾷον γὰρ ἐτόλμα τις ἃ πρότερον ἀπεκρύπτετο μὴ καθ᾽ ἡδονὴν ποιεῖν, ἀγχίστροφον τὴν μεταβολὴν ὁρῶντες τῶν τε εὐδαιμόνων καὶ αἰφνιδίως θνῃσκόντων καὶ τῶν οὐδὲν πρότερον κεκτημένων, εὐθὺς δὲ τἀκείνων ἐχόντων. 2. ὥστε ταχείας τὰς ἐπαυρέσεις καὶ πρὸς τὸ τερπνὸν ἠξίουν ποιεῖσθαι, ἐφήμερα τά τε σώματα καὶ τὰ χρήματα ὁμοίως ἡγούμενοι. 3. καὶ τὸ μὲν προσταλαιπωρεῖν τῷ δόξαντι καλῷ οὐδεὶς πρόθυμος ἦν, ἄδηλον νομίζων εἰ πρὶν ἐπ᾽ αὐτὸ ἐλθεῖν διαφθαρήσεται· ὅτι δὲ ἤδη τε ἡδὺ πανταχόθεν τε ἐς αὐτὸ κερδαλέον, 4. τοῦτο καὶ καλὸν καὶ χρήσιμον κατέστη. θεῶν δὲ φόβος ἢ ἀνθρώπων νόμος οὐδεὶς ἀπεῖργε, τὸ μὲν κρίνοντες ἐν ὁμοίῳ καὶ σέβειν καὶ μὴ ἐκ τοῦ πάντας ὁρᾶν ἐν ἴσῳ ἀπολλυμένους, τῶν δὲ ἁμαρτημάτων οὐδεὶς ἐλπίζων μέχρι τοῦ δίκην γενέσθαι βιοὺς ἂν τὴν τιμωρίαν ἀντιδοῦναι, πολὺ δὲ μείζω τὴν ἤδη κατεψηφισμένην σφῶν ἐπικρεμασθῆναι, ἣν πρὶν ἐμπεσεῖν εἰκὸς εἶναι τοῦ βίου τι ἀπολαῦσαι.
dammiti, prendimi, cuccurucù Tucidide, la medicina, il metodo sociologia della peste ateniese la fine delle inibizioni empietà (verso gli dèi) e anomia (verso gli uomini) il materialismo disperato sesso e nichilismo il senso del tempo che fugge l’ansia di godersi la vita
La lingua ufficiale della dodecapoli e della giambografia: la prosa ‘orale’ Il carattere autoctono della prosa ionica e il rifiuto dei concetti tradizionali di origine orientale (ma si veda Eraclito): i fatti e la ragione. Gli scritti per la lettura (cf. Plat. Parm. 127c) e il carattere orale delle frasi (le ripetizioni, le pospositive, i parallelismi e la sottolineatura continua della struttura della frase). Dalle parole-forza alle parole-segno (es. di ὕπνος, φύσις, ἀνάγκη). Il pensiero discorsivo e razionale: l’isolamento e l’espressione distinta di ogni nozione (l’opposizione dei termini, l’articolo e l’aggettivo neutro, le formanti nominali ‑της, ‑σις e ‑μα e la razionalizzazione del linguaggio), agilità e precisione.
PLATONE
Platone, Simposio 178c-197c οὕτω πολλαχόθεν ὁμολογεῖται ὁ Ἔρως ἐν τοῖς πρεσβύτατος εἶναι. πρεσβύτατος δὲ ὢν μεγίστων ἀγαθῶν ἡμῖν αἴτιός ἐστιν … εἰ οὖν μηχανή τις γένοιτο ὥστε πόλιν γενέσθαι ἢ στρατόπεδον ἐραστῶν τε καὶ παιδικῶν, οὐκ ἔστιν ὅπως ἂν ἄμεινον οἰκήσειαν τὴν ἑαυτῶν ἢ ἀπεχόμενοι πάντων τῶν αἰσχρῶν καὶ φιλοτιμούμενοι πρὸς ἀλλήλους, καὶ μαχόμενοί γ᾽ ἂν μετ᾽ ἀλλήλων οἱ τοιοῦτοι νικῷεν ἂν ὀλίγοι ὄντες ὡς ἔπος εἰπεῖν πάντας ἀνθρώπους … ὅτι οὐκ ἔστιν ἄνευ Ἔρωτος Ἀφροδίτη … συνελθὼν καὶ συντακεὶς τῷ ἐρωμένῳ ἐκ δυοῖν εἷς γενέσθαι. τοῦτο γάρ ἐστι τὸ αἴτιον, ὅτι ἡ ἀρχαία φύσις ἡμῶν ἦν αὕτη καὶ ἦμεν ὅλοι· τοῦ ὅλου οὖν τῇ ἐπιθυμίᾳ καὶ διώξει ἔρως ὄνομα … φημὶ οὖν ἐγὼ πάντων θεῶν εὐδαιμόνων ὄντων Ἔρωτα, εἰ θέμις καὶ ἀνεμέσητον εἰπεῖν, εὐδαιμονέστατον εἶναι αὐτῶν, κάλλιστον ὄντα καὶ ἄριστον … εἰρήνην μὲν ἐν ἀνθρώποις, πελάγει δὲ γαλήνην νηνεμίαν, ἀνέμων κοίτην ὕπνον τ᾽ ἐνὶ κήδει …
la mia (dolce) metà l’innamorato Fedro: l’amore come stimolo al bene Pausania: “non c’è Afrodite senza Eros” Erissimaco: amori sani e malati, l’Ἔρως κόσμιος Αristofane e il mito delle metà la giustificazione di tutte le combinazioni l’amore come ricerca e come mancanza di intero la fusione impossibile Agatone: amore e felicità
Platone, Simposio 204b-c θεῶν οὐδεὶς φιλοσοφεῖ οὐδ᾽ ἐπιθυμεῖ σοφὸς γενέσθαι – ἔστι γάρ – οὐδ᾽ εἴ τις ἄλλος σοφός, οὐ φιλοσοφεῖ. οὐδ᾽ αὖ οἱ ἀμαθεῖς φιλοσοφοῦσιν οὐδ᾽ ἐπιθυμοῦσι σοφοὶ γενέσθαι· αὐτὸ γὰρ τοῦτό ἐστι χαλεπὸν ἀμαθία, τὸ μὴ ὄντα καλὸν κἀγαθὸν μηδὲ φρόνιμον δοκεῖν αὑτῷ εἶναι ἱκανόν. οὔκουν ἐπιθυμεῖ ὁ μὴ οἰόμενος ἐνδεὴς εἶναι οὗ ἂν μὴ οἴηται ἐπιδεῖσθαι. τίνες οὖν, ἔφην ἐγώ, ὦ Διοτίμα, οἱ φιλοσοφοῦντες, εἰ μήτε οἱ σοφοὶ μήτε οἱ ἀμαθεῖς; δῆλον δή, ἔφη, τοῦτό γε ἤδη καὶ παιδί, ὅτι οἱ μεταξὺ τούτων ἀμφοτέρων, ὧν ἂν εἴη καὶ ὁ Ἔρως. ἔστιν γὰρ δὴ τῶν καλλίστων ἡ σοφία, Ἔρως δ᾽ ἐστὶν ἔρως περὶ τὸ καλόν, ὥστε ἀναγκαῖον Ἔρωτα φιλόσοφον εἶναι, φιλόσοφον δὲ ὄντα μεταξὺ εἶναι σοφοῦ καὶ ἀμαθοῦς. αἰτία δὲ αὐτῷ καὶ τούτων ἡ γένεσις· πατρὸς μὲν γὰρ σοφοῦ ἐστι καὶ εὐπόρου, μητρὸς δὲ οὐ σοφῆς καὶ ἀπόρου. ἡ μὲν οὖν φύσις τοῦ δαίμονος, ὦ φίλε Σώκρατες, αὕτη· ὃν δὲ σὺ ᾠήθης Ἔρωτα εἶναι, θαυμαστὸν οὐδὲν ἔπαθες. ᾠήθης δέ, ὡς ἐμοὶ δοκεῖ τεκμαιρομένῃ ἐξ ὧν σὺ λέγεις, τὸ ἐρώμενον Ἔρωτα εἶναι, οὐ τὸ ἐρῶν· διὰ ταῦτά σοι οἶμαι πάγκαλος ἐφαίνετο ὁ Ἔρως …
tensioni intermedie dèi e filosofi amore e desiderio: la mancanza del bello e del buono (199c-201c) Eros come démone intermedio (μεταξύ) fra bello e brutto, buono e cattivo, sapienza e ignoranza, 204b) figlio di Poros, “Espediente”, e di Penia, “Povertà” (201d-204c) la tensione verso il bene l’impulso amoroso come occasione educativa la costruzione di una gerarchia di oggetti erotici
Platone, Simposio 206c-207a [1] ἀλλ᾽ ἐγώ, ἦ δ᾽ ἥ, σαφέστερον ἐρῶ. κυοῦσιν γάρ, ἔφη, ὦ Σώκρατες, πάντες ἄνθρωποι καὶ κατὰ τὸ σῶμα καὶ κατὰ τὴν ψυχήν, καὶ ἐπειδὰν ἔν τινι ἡλικίᾳ γένωνται, τίκτειν ἐπιθυμεῖ ἡμῶν ἡ φύσις. τίκτειν δὲ ἐν μὲν αἰσχρῷ οὐ δύναται, ἐν δὲ τῷ καλῷ. ἡ γὰρ ἀνδρὸς καὶ γυναικὸς συνουσία τόκος ἐστίν. ἔστι δὲ τοῦτο θεῖον τὸ πρᾶγμα, καὶ τοῦτο ἐν θνητῷ ὄντι τῷ ζῴῳ ἀθάνατον ἔνεστιν, ἡ κύησις καὶ ἡ γέννησις. τὰ δὲ ἐν τῷ ἀναρμόστῳ ἀδύνατον γενέσθαι. ἀνάρμοστον δ᾽ ἐστὶ τὸ αἰσχρὸν παντὶ τῷ θείῳ, τὸ δὲ καλὸν ἁρμόττον. Μοῖρα οὖν καὶ Εἰλείθυια ἡ Καλλονή ἐστι τῇ γενέσει. διὰ ταῦτα ὅταν μὲν καλῷ προσπελάζῃ τὸ κυοῦν, ἵλεών τε γίγνεται καὶ εὐφραινόμενον διαχεῖται καὶ τίκτει τε καὶ γεννᾷ· ὅταν δὲ
Platone, Simposio 206c-207a [2] αἰσχρῷ, σκυθρωπόν τε καὶ λυπούμενον συσπειρᾶται καὶ ἀποτρέπεται καὶ ἀνείλλεται καὶ οὐ γεννᾷ, ἀλλὰ ἴσχον τὸ κύημα χαλεπῶς φέρει. ὅθεν δὴ τῷ κυοῦντί τε καὶ ἤδη σπαργῶντι πολλὴ ἡ πτοίησις γέγονε περὶ τὸ καλὸν διὰ τὸ μεγάλης ὠδῖνος ἀπολύειν τὸν ἔχοντα. ἔστιν γάρ, ὦ Σώκρατες, ἔφη, οὐ τοῦ καλοῦ ὁ ἔρως, ὡς σὺ οἴει. ἀλλὰ τί μήν; τῆς γεννήσεως καὶ τοῦ τόκου ἐν τῷ καλῷ. εἶεν, ἦν δ᾽ ἐγώ. πάνυ μὲν οὖν, ἔφη. τί δὴ οὖν τῆς γεννήσεως; ὅτι ἀειγενές ἐστι καὶ ἀθάνατον ὡς θνητῷ ἡ γέννησις. ἀθανασίας δὲ ἀναγκαῖον ἐπιθυμεῖν μετὰ ἀγαθοῦ ἐκ τῶν ὡμολογημένων, εἴπερ τοῦ ἀγαθοῦ ἑαυτῷ εἶναι ἀεὶ ἔρως ἐστίν. ἀναγκαῖον δὴ ἐκ τούτου τοῦ λόγου καὶ τῆς ἀθανασίας τὸν ἔρωτα εἶναι …
procreare nel bello desiderio del Bene per sempre (205a-206a) desiderio di immortalità (207a-208b) corpo e anima (208b-209e) procreare nel bello (206c-207a) sesso e procreazione il dolore e l’affanno della non-procreazione l’immortalità della specie l’immortalità del bello
Platone, Simposio 211b-212a [1] ὅταν δή τις ἀπὸ τῶνδε διὰ τὸ ὀρθῶς παιδεραστεῖν ἐπανιὼν ἐκεῖνο τὸ καλὸν ἄρχηται καθορᾶν, σχεδὸν ἄν τι ἅπτοιτο τοῦ τέλους. τοῦτο γὰρ δή ἐστι τὸ ὀρθῶς ἐπὶ τὰ ἐρωτικὰ ἰέναι ἢ ὑπ᾽ ἄλλου ἄγεσθαι, ἀρχόμενον ἀπὸ τῶνδε τῶν καλῶν ἐκείνου ἕνεκα τοῦ καλοῦ ἀεὶ ἐπανιέναι, ὥσπερ ἐπαναβασμοῖς χρώμενον, ἀπὸ ἑνὸς ἐπὶ δύο καὶ ἀπὸ δυοῖν ἐπὶ πάντα τὰ καλὰ σώματα, καὶ ἀπὸ τῶν καλῶν σωμάτων ἐπὶ τὰ καλὰ ἐπιτηδεύματα, καὶ ἀπὸ τῶν ἐπιτηδευμάτων ἐπὶ τὰ καλὰ μαθήματα, καὶ ἀπὸ τῶν μαθημάτων ἐπ᾽ ἐκεῖνο τὸ μάθημα τελευτῆσαι, ὅ ἐστιν οὐκ ἄλλου ἢ αὐτοῦ ἐκείνου τοῦ καλοῦ μάθημα, καὶ γνῷ αὐτὸ τελευτῶν ὃ ἔστι καλόν. ἐνταῦθα τοῦ βίου, ὦ φίλε Σώκρατες, ἔφη ἡ Μαντινικὴ ξένη, εἴπερ που ἄλλοθι, βιωτὸν ἀνθρώπῳ, θεωμένῳ αὐτὸ τὸ καλόν. ὃ ἐάν ποτε ἴδῃς, οὐ κατὰ χρυσίον τε καὶ ἐσθῆτα καὶ τοὺς καλοὺς παῖδάς
Platone, Simposio 211b-212a [1] τε καὶ νεανίσκους δόξει σοι εἶναι, οὓς νῦν ὁρῶν ἐκπέπληξαι καὶ ἕτοιμος εἶ καὶ σὺ καὶ ἄλλοι πολλοί, ὁρῶντες τὰ παιδικὰ καὶ συνόντες ἀεὶ αὐτοῖς, εἴ πως οἷόν τ᾽ ἦν, μήτ᾽ ἐσθίειν μήτε πίνειν, ἀλλὰ θεᾶσθαι μόνον καὶ συνεῖναι. τί δῆτα, ἔφη, οἰόμεθα, εἴ τῳ γένοιτο αὐτὸ τὸ καλὸν ἰδεῖν εἰλικρινές, καθαρόν, ἄμεικτον, ἀλλὰ μὴ ἀνάπλεων σαρκῶν τε ἀνθρωπίνων καὶ χρωμάτων καὶ ἄλλης πολλῆς φλυαρίας θνητῆς, ἀλλ᾽ αὐτὸ τὸ θεῖον καλὸν δύναιτο μονοειδὲς κατιδεῖν; ἆρ᾽ οἴει, ἔφη, φαῦλον βίον γίγνεσθαι ἐκεῖσε βλέποντος ἀνθρώπου καὶ ἐκεῖνο ᾧ δεῖ θεωμένου καὶ συνόντος αὐτῷ; ἢ οὐκ ἐνθυμῇ, ἔφη, ὅτι ἐνταῦθα αὐτῷ μοναχοῦ γενήσεται, ὁρῶντι ᾧ ὁρατὸν τὸ καλόν, τίκτειν οὐκ εἴδωλα ἀρετῆς, ἅτε οὐκ εἰδώλου ἐφαπτομένῳ, ἀλλὰ ἀληθῆ, ἅτε τοῦ ἀληθοῦς ἐφαπτομένῳ· τεκόντι δὲ ἀρετὴν ἀληθῆ καὶ θρεψαμένῳ ὑπάρχει θεοφιλεῖ γενέσθαι, καὶ εἴπέρ τῳ ἄλλῳ ἀνθρώπων ἀθανάτῳ καὶ ἐκείνῳ;
la scala dell’eros la ‘scala dell’eros’ dall’amore per un corpo bello, all’amore per la bellezza che è in tutti i corpi belli (210a-b) e quindi alla bellezza delle anime, delle attività umane, delle leggi, delle conoscenze e della sapienza (210b-d) fino all’amore del bello in sé (210e-211b) partorire la virtù (211d-212a) la vita divinizzata l’eros come occasione di divinizzazione dell’uomo
Atene e la retorica La sopravvivenza della lingua di cultura ionica. La prosa fatta per l’azione: l’attico dall’arcaismo (il duale, i verbi atematici, λαμβάνω/λήψομαι, πόλις, ‑ττ‑ e ‑ρρ‑) alla Kunstprosa. La retorica di importazione (Siracusa?): Gorgia di Leontini (le figure retoriche), Trasimaco di Calcedonia (il ritmo prosastico e i cola). Politologia e storiografia: la Costituzione degli Ateniesi e Tucidide (ἐς, αἰεί, ἵνα, ὡς, ἤν, δορί, οὐ σμικρός, μὴ θέλω). Lisia figlio di Cefalo (l’atticismo giudiziario); Antifonte e la differenza tra Tetralogie e discorsi giudiziari; Iperide e l’anticipo della koiné; Demostene e la prosa di tutta la Grecia.
Filosofia e retorica: Isocrate e Platone La conversazione cólta di Platone: i poetismi, le etimologie popolari (vd. Cratilo), l’attico puro (il duale), parole usuali in significato generale (i neutri e l’articolo), l’algebra linguistica. La storia girovaga di Senofonte: l’attico impuro e l’annuncio della koiné (la rarità del duale, dorismi e ionismi, poetismi, coinismi). La lingua aulica e la grammatica attica di Isocrate. La koiné in Aristotele: l’attico che diventa greco comune e prosa del pensiero razionale (l’ordo verborum, le pospositive, gli elementi verbali e nominal-verbali, l’articolo dimostrativo, varietas e unità). La lingua dei vasai e delle tabellae defixionis: l’attico che non rimane. Il problema della tradizione manoscritta e l’emendazione (già antica) delle anomalie.
PLUTARCO
Plutarco, Amatorio 769a-b, d-f [1] ἀλλὰ γυναιξί γε <καὶ> γαμέταις ἀρχαὶ ταῦτα φιλίας, ὥσπερ ἱερῶν μεγάλων κοινωνήματα. καὶ τὸ τῆς ἡδονῆς μικρόν, ἡ δ᾽ ἀπὸ ταύτης ἀναβλαστάνουσα καθ᾽ ἡμέραν τιμὴ καὶ χάρις καὶ ἀγάπησις ἀλλήλων καὶ πίστις οὔτε Δελφοὺς ἐλέγχει ληροῦντας, ὅτι τὴν Ἀφροδίτην “Ἄρμα” καλοῦσιν, οὔθ᾽ Ὅμηρον “φιλότητα” τὴν τοιαύτην προσαγορεύοντα συνουσίαν· τόν τε Σόλωνα μαρτυρεῖ γεγονέναι τῶν γαμικῶν ἐμπειρότατον νομοθέτην, κελεύσαντα μὴ ἔλαττον ἢ τρὶς κατὰ μῆνα τῇ γαμετῇ πλησιάζειν, οὐχ ἡδονῆς ἕνεκα <δή>πουθεν, ἀλλ᾽ ὥσπερ αἱ πόλεις διὰ χρόνου σπονδὰς ἀνανεοῦνται πρὸς ἀλλήλας, οὕτως ἄρα βουλόμενον ἀνανεοῦσθαι τὸν γάμον ἐκ τῶν ἑκάστοτε συλλεγομένων σχημάτων ἐν τῇ τοιαύτῃ φιλοφροσύνῃ …
Plutarco, Amatorio 769a-b, d-f [2] τὸ γὰρ ἐρᾶν ἐν γάμῳ τοῦ ἐρᾶσθαι μεῖζον ἀγαθόν ἐστι· πολλῶν γὰρ ἁμαρτημάτων ἀπαλλάττει, μᾶλλον δὲ πάντων ὅσα διαφθείρει καὶ λυμαίνεται τὸν γάμον. τὸ δ᾽ ἐμπαθὲς ἐν ἀρχῇ καὶ δάκνον, ὦ μακάριε Ζεύξιππε, μὴ φοβηθῇς ὡς ἕλκος ἢ ὀδαξησμόν· καίτοι καὶ μεθ᾽ ἕλκους ἴσως οὐδὲν {ἢ} δεινὸν ὥσπερ τὰ δένδρα συμφυῆ γενέσθαι πρὸς γυναῖκα χρηστήν. ἕλκωσις δὲ καὶ κυήσεως ἀρχή· μῖξις γὰρ οὐκ ἔστι τῶν μὴ πρὸς ἄλληλα πεπονθότων. ταράττει δὲ καὶ μαθήματα παῖδας ἀρχομένους καὶ φιλοσοφία νέους· ἀλλ᾽ οὔτε τούτοις ἀεὶ παραμένει τὸ δηκτικὸν οὔτε τοῖς ἐρῶσιν, ἀλλ᾽ ὥσπερ ὑγρῶν πρὸς ἄλληλα συμπεσόντων ποιεῖν τινα δοκεῖ ζέσιν ἐν ἀρχῇ καὶ τάραξιν ὁ Ἔρως, εἶτα χρόνῳ καταστὰς καὶ καθαρθεὶς τὴν βεβαιοτάτην διάθεσιν παρέσχεν. αὕτη γάρ ἐστιν ὡς ἀληθῶς ἡ δι᾽ ὅλων λεγομένη κρᾶσις, ἡ τῶν ἐρώντων.
“fusione di interi” una concezione dell’amore aggiornata alla sensibilità e alle problematiche di una società ormai abbondantemente secolarizzata (I sec. d.C.), anche rispetto agli istituti sociali ereditati dall’età arcaica e alle filosofie ‘integrali’ dell’età classica e postclassica. Ismenodora e Baccone: lo scandalo e il dibattito. Protogene stoico: non bisogna confondere il naturale bisogno di piacere che possono dare le donne – o l’istituto del matrimonio – con l’eros, che è invece quanto “si accosta a un’anima giovane e nobile e si realizza nella virtù attraverso l’amicizia” (750b-e) Dafneo: l’amore per le donne fa leva sulla natura, e può condurre alla φιλivα attraverso la grazia della reciprocità (751d). Plutarco: Eros è un medico e un salvatore, che ci riporta alla mente la realtà celeste da cui proveniamo – attraverso la bellezza dei corpi, specchio sensibile di realtà puramente spirituali – e ci guida alla “pianura della verità” (765a) se solo sappiamo depurare la passione dal suo elemento maniaco, come si fa con il fuoco, lasciando vivere nell’anima con temperanza e pudore “lo splendore e il calore della fiamma” (765c) e risvegliando così la traccia del divino (765b-d).
L’unità di tre nozioni La lingua letteraria da Aristotele all’età moderna: la lingua di Polibio, di Strabone, di Plutarco; la lingua avversata dagli atticisti. La lingua parlata, d’uso, dell’età di Alessandro Magno e dei secoli suc-cessivi: la testimonianza dei papiri documentari e di opere a finalità non principalmente letteraria come il Nuovo Testamento; l’evoluzione della lingua in rapporto ad Aufstieg und Niedergang dell’impero culturale greco; l’inevitabile varietas di ogni lingua parlata. La lingua ‘madre’ del greco medioevale e moderno, con la sua nuova differenziazione in parlate non corrispondenti in nulla agli antichi dialetti, e caratterizzate da una sostanziale unità di fondo. La codificazione ortografico-grammaticale e l’insegnamento scolastico da un lato, le varietà e ‘irregolarità’ fonetiche e di pronuncia dall’altro: la koiné come fluttuante insieme di tendenze (la progressiva e inarrestabile scomparsa del perfetto, dell’ottativo, del futuro, dell’infinito, la semplificazione del sistema dei casi). La norma ideale e le tendenze naturali, la tradizione e l’evoluzione, la fissità e il cambiamento.
DIOSCORIDE
Dioscoride, AP V 55 Δωρίδα τὴν ῥοδόπυγον ὑπὲρ λεχέων διατείνας ἄνθεσιν ἐν χλοεροῖς ἀθάνατος γέγονα. ἡ γὰρ ὑπερφυέεσσι μέσον διαβᾶσά με ποσσὶν ἤνυεν ἀκλινέως τὸν Κύπριδος δόλιχον, ὄμμασι νωθρὰ βλέπουσα· τὰ δ᾽, ἠύτε πνεύματι φύλλα, 5 ἀμφισαλευομένης ἔτρεμε πορφύρεα, μέχρις ἀπεσπείσθη λευκὸν μένος ἀμφοτέροισιν, καὶ Δωρὶς παρέτοις ἐξεχύθη μέλεσι.
doggy style epigrammatico il culo di rosa, tra anatomia e culto afroditico il verde della giovinezza διατείνω e διαβαίνω il fascino delle gambe la corsa di Cipride le pupille roteate e l’orgasmo femminile l’eiaculazione “per entrambi” le membra rilassate dopo l’orgasmo
Il quadro storico Commercianti, soldati, intellettuali dalle πόλεις-stato alla cittadinanza ‘allentata’ dell’età ellenistica: la lingua locale dalla funzione politica di lingua della comunità a vernacolo per esteriori rivendicazioni di indipendenza. Le tappe di un’evoluzione storico-linguistica: le invasioni persiane, l’egemonia ateniese, l’egemonia macedone e l’impero di Alessandro Magno, l’impero romano. La minaccia persiana: dalla koiné ionica del VI sec. a.C. alla koiné ionico-attica (475-431 a.C.); la resistenza contro i Persiani e l’egemonia di Atene e di Sparta. L’impero culturale di Atene: il sistema giudiziario (dal 446 a.C.), le cleruchie, le arti e l’aristocrazia dello spirito (l’ininfluenza linguistica delle egemonie di Sparta e di Tebe). I Macedoni da Alessandro I (490-454) ad Archelao (413-400) e da Filippo ad Alessandro Magno, e la consacrazione dell’attico sotto l’impero macedone: il nuovo periodo di espansione (a differenza del V secolo) e l’affermarsi della cultura ellenistica (Alessandria, Pergamo, Antiochia). La soppressione delle peculiarità attiche e il formarsi di una lingua comune dalla Sicilia all’India, dall’Egitto al Mar Nero: la lingua urbana e ufficiale delle classi dirigenti e i patois locali (il declino delle koinai occidentali). Il carattere ‘impoetico’ della koiné, lingua della scienza e della filosofia: il lessico intellettuale dell’Occidente (precisione e sfumature). I confini del greco: latino, aramaico, partico, arabo, armeno, slavo; influenze, prestiti, calchi.
ALCIFRONE
Alcifrone, Lettere di meretrici 13,4-7 [1] ἡνίκα δὲ ἀναστᾶσα κατωρχήσατο καὶ τὴν ὀσφῦν ἀνεκίνησεν ἡ Πλαγγών, ὀλίγου ὁ Πὰν ἐδέησεν ἀπὸ τῆς πέτρας ἐπὶ τὴν πυγὴν αὐτῆς ἐξάλλεσθαι. αὐτίκα δὲ ἡμᾶς {ἔνδον} ἐδόνησεν ἡ μουσικὴ καὶ ὑποβεβρεγμένον εἴχομεν τὸν νοῦν· οἶδας ὅ τι λέγω. τὰς τῶν ἐραστῶν χεῖρας ἐμαλάττομεν τοὺς δακτύλους ἐκ τῶν ἁρμῶν ἠρέμα πως χαλῶσαι, καὶ πρὸς Διονύσῳ ἐπαίζομεν· καί τις ἐφίλησεν ὑπτιάσασα καὶ μασταρίων ἐφῆκεν ἅψασθαι, καὶ οἷον ἀποστραφεῖσα ἀτεχνῶς τοῖς βουβῶσι τὸ κατόπιν τῆς ὀσφύος προσαπέθλιβε. διανίστατο δὲ ἤδη ἡμῶν μὲν τῶν γυναικῶν τὰ πάθη, τῶν ἀνδρῶν δὲ ἐκεῖνα· ὑπεκδυόμεναι δ᾽ οὖν μικρὸν ἄπωθεν συνηρεφῆ τινα λόχμην εὕρομεν, ἀρκοῦντα τῇ τότε κραιπάλῃ θάλαμον. ἐνταῦθα διανεπαυόμεθα τοῦ πότου καὶ τοῖς κοιτωνίσκοις ἀπιθάνως
Alcifrone, Lettere di meretrici 13,4-7 [2] εἰσεπαίομεν· κἄπειτα ἡ μὲν κλωνία μυρρίνης συνέδει ὥσπερ στέφανον ἑαυτῇ πλέκουσα καὶ “εἰ πρέπει μοι, φίλη, σκέψαι”, ἡ δ᾽ ἴων ἔχουσα κάλυκας ἐπανῄει “ὡς χρηστὸν ἀποπνεῖ” λέγουσα, ἡ δὲ μῆλα ἄωρα “ἰδοὺ ταυτί” ἐκ τοῦ κόλπου προφέρουσα ἐπεδείκνυτο, ἡ δὲ ἐμινύριζεν, ἡ δὲ φύλλα ἀπὸ τῶν κλωνίων ἀφαιροῦσα διέτρωγεν ὥσπερ ἀκκιζομένη· καὶ τὸ δὴ γελοιότατον, πᾶσαι γὰρ ἐπὶ ταὐτὸν ἀνιστάμεναι ἀλλήλας λανθάνειν ἐβουλόμεθα· θατέρᾳ δὲ οἱ ἄνθρωποι ὑπὸ τὴν λόχμην παρήρχοντο.
allegri picnic al femminile il giardino e il luogo afroditico par excellence la danza erotica (che smuove la pietra) musica e vino il lento abbandono al piacere il petting l’eccitazione degli uomini parole e gesti erotici l’erbario di Afrodite
Le fonti della koiné I testi documentari (lettere, conti, ecc.) e gli errori (ει/ι, la pronuncia delle occlusive, α/ε, gli errori dei forestieri). Papiri (Egitto ed Ercolano ante 79 d.C.) e iscrizioni: le differenti tipologie di errore (fonetica [per es. ει/ι] e morfologia [per es. εἶδα]) I testi letterari e gli inconvenienti della ‘tradizione’ (quella ‘a monte’: letterarizzante; quella ‘a valle’: analogista e/o innovatrice); i testi documentari come indicatori della lingua d’uso nelle opere letterarie. I testi ‘paraletterari’: i Settanta e il Nuovo Testamento; il valore documentario dei testi biblici per lo studio della koiné e l’antichità della loro tradizione (il Vaticano e il Sinaitico del IV sec., l’Alessandrino del V sec.); il problema della paternità delle particolarità (gli autori o i copisti?). L’influenza del parlato sulla lingua ufficiale: l’esempio di οὐδείς/οὐθείς e dei gruppi ‑ττ‑/‑σσ‑ tra parlato e letteratura (atticizzante). I testi letterari non arcaizzanti (Aristotele, Menandro, Polibio) e il greco moderno: l’evoluzione della lingua.
I caratteri della koiné Da un ritmo quantitativo a un ritmo accentuativo (fenomeno indoeuropeo, cui si oppone in parte solo il lituano): l’ingresso dell’accento nella ritmica e l’affievolirsi delle distinzioni quantitative all’interno dello stesso timbro. La scomparsa generalizzata di ϝ, y, s‑ (gli ipercorrettismi ἐφέτος e μεθαύριον). La scomparsa del duale (Ar.: 37x δύο: 10x + δραχμάς, 27x + duale; Men.: δύο + pl.) e la rianimazione fittizia degli atticisti. La scomparsa dell’ottativo, doppione del congiuntivo (vd. sanscrito, persiano, latino, ecc.): il mantenimento del valore desiderativo, il progressivo arretramento di quello potenziale (la concorrenza del futuro: qualcuno potrebbe fare / farà forse), di quello irreale (la concorrenza del passato: facciamo come se tu fossi / che eri), di quello dipendente dai tempi storici (‘congiuntivo del passato’: la concorrenza del congiuntivo); «la perdita di un’eleganza da aristocratici» (Meillet). Il verbo dalla complicazione indoeuropea (le ‘anomalie’) all’uniformazione paradigmatica: i verbi atematici e le forme ‘irregolari’ ricondotti a una coniugazione ‘normale’; la debole e ambigua des. 3 pers. pl. ‑ντ e il prevalere di ‑σαν. La riduzione delle forme nominali anomale, la riduzione dei comparativi, la progressiva scomparsa del medio, la rapida scomparsa del perfetto (la concorrenza dell’aoristo, nello sbiadirsi dei valori aspettuali), la scomparsa della flessione consonantica, lo sviluppo delle preposizioni (specie nei Settanta: es. πέποιθα ἐπί).
I LXX: GENESI
Genesi, 19 [1] 1. ἦλθον δὲ οἱ δύο ἄγγελοι εἰς Σοδομα ἑσπέρας· Λωτ δὲ ἐκάθητο παρὰ τὴν πύλην Σοδομων. ἰδὼν δὲ Λωτ ἐξανέστη εἰς συνάντησιν αὐτοῖς καὶ προσεκύνησεν τῷ προσώπῳ ἐπὶ τὴν γῆν 2. καὶ εἶπεν· “ἰδού, κύριοι, ἐκκλίνατε εἰς τὸν οἶκον τοῦ παιδὸς ὑμῶν καὶ καταλύσατε καὶ νίψασθε τοὺς πόδας ὑμῶν, καὶ ὀρθρίσαντες ἀπελεύσεσθε εἰς τὴν ὁδὸν ὑμῶν”. εἶπαν δέ· “οὐχί, ἀλλ᾽ ἐν τῇ πλατείᾳ καταλύσομεν”. 3. καὶ κατεβιάζετο αὐτούς, καὶ ἐξέκλιναν πρὸς αὐτὸν καὶ εἰσῆλθον εἰς τὴν οἰκίαν αὐτοῦ. καὶ ἐποίησεν αὐτοῖς πότον, καὶ ἀζύμους ἔπεψεν αὐτοῖς, καὶ ἔφαγον. 4. πρὸ τοῦ κοιμηθῆναι καὶ οἱ ἄνδρες τῆς πόλεως οἱ Σοδομῖται περιεκύκλωσαν τὴν οἰκίαν ἀπὸ νεανίσκου ἕως πρεσβυτέρου, ἅπας ὁ λαὸς ἅμα, 5. καὶ ἐξεκαλοῦντο τὸν Λωτ καὶ ἔλεγον πρὸς αὐτόν· “ποῦ εἰσιν οἱ ἄνδρες οἱ εἰσελθόντες πρὸς σὲ τὴν νύκτα; ἐξάγαγε αὐτοὺς πρὸς ἡμᾶς, ἵνα συγγενώμεθα αὐτοῖς”. 6. ἐξῆλθεν δὲ Λωτ πρὸς αὐτοὺς πρὸς τὸ πρόθυρον, τὴν δὲ θύραν προσέῳξεν ὀπίσω αὐτοῦ. 7. εἶπεν δὲ πρὸς αὐτούς· “μηδαμῶς, ἀδελφοί, μὴ πονηρεύσησθε. 8. εἰσὶν δέ μοι δύο θυγατέρες, αἳ οὐκ ἔγνωσαν ἄνδρα· ἐξάξω αὐτὰς πρὸς ὑμᾶς, καὶ χρήσασθε αὐταῖς, καθὰ ἂν ἀρέσκῃ ὑμῖν· μόνον εἰς τοὺς ἄνδρας τούτους
Genesi, 19 [2] μὴ ποιήσητε μηδὲν ἄδικον, οὗ εἵνεκεν εἰσῆλθον ὑπὸ τὴν σκέπην τῶν δοκῶν μου”. 9. εἶπαν δέ· “ἀπόστα ἐκεῖ. εἷς ἦλθες παροικεῖν· μὴ καὶ κρίσιν κρίνειν; νῦν οὖν σὲ κακώσομεν μᾶλλον ἢ ἐκείνους”. καὶ παρεβιάζοντο τὸν ἄνδρα τὸν Λωτ σφόδρα καὶ ἤγγισαν συντρῖψαι τὴν θύραν. 10. ἐκτείναντες δὲ οἱ ἄνδρες τὰς χεῖρας εἰσεσπάσαντο τὸν Λωτ πρὸς ἑαυτοὺς εἰς τὸν οἶκον καὶ τὴν θύραν τοῦ οἴκου ἀπέκλεισαν· 11. τοὺς δὲ ἄνδρας τοὺς ὄντας ἐπὶ τῆς θύρας τοῦ οἴκου ἐπάταξαν ἀορασίᾳ ἀπὸ μικροῦ ἕως μεγάλου, καὶ παρελύθησαν ζητοῦντες τὴν θύραν. [...] 30. ἀνέβη δὲ Λωτ ἐκ Σηγωρ καὶ ἐκάθητο ἐν τῷ ὄρει καὶ αἱ δύο θυγατέρες αὐτοῦ μετ᾽ αὐτοῦ· ἐφοβήθη γὰρ κατοικῆσαι ἐν Σηγωρ. καὶ ᾤκησεν ἐν τῷ σπηλαίῳ, αὐτὸς καὶ αἱ δύο θυγατέρες αὐτοῦ μετ᾽ αὐτοῦ. 31. εἶπεν δὲ ἡ πρεσβυτέρα πρὸς τὴν νεωτέραν· “ὁ πατὴρ ἡμῶν πρεσβύτερος, καὶ οὐδείς ἐστιν ἐπὶ τῆς γῆς, ὃς εἰσελεύσεται πρὸς ἡμᾶς, ὡς καθήκει πάσῃ τῇ γῇ· 32. δεῦρο καὶ ποτίσωμεν τὸν πατέρα ἡμῶν οἶνον καὶ κοιμηθῶμεν μετ᾽ αὐτοῦ καὶ ἐξαναστήσωμεν ἐκ τοῦ πατρὸς ἡμῶν σπέρμα”. 33. ἐπότισαν δὲ τὸν πατέρα αὐτῶν οἶνον ἐν τῇ νυκτὶ ταύτῃ, καὶ
Genesi, 19 [3] εἰσελθοῦσα ἡ πρεσβυτέρα ἐκοιμήθη μετὰ τοῦ πατρὸς αὐτῆς τὴν νύκτα ἐκείνην, καὶ οὐκ ᾔδει ἐν τῷ κοιμηθῆναι αὐτὴν καὶ ἀναστῆναι. 34. ἐγένετο δὲ τῇ ἐπαύριον καὶ εἶπεν ἡ πρεσβυτέρα πρὸς τὴν νεωτέραν· “ἰδοὺ ἐκοιμήθην ἐχθὲς μετὰ τοῦ πατρὸς ἡμῶν· ποτίσωμεν αὐτὸν οἶνον καὶ τὴν νύκτα ταύτην, καὶ εἰσελθοῦσα κοιμήθητι μετ᾽ αὐτοῦ, καὶ ἐξαναστήσωμεν ἐκ τοῦ πατρὸς ἡμῶν σπέρμα”. 35. ἐπότισαν δὲ καὶ ἐν τῇ νυκτὶ ἐκείνῃ τὸν πατέρα αὐτῶν οἶνον, καὶ εἰσελθοῦσα ἡ νεωτέρα ἐκοιμήθη μετὰ τοῦ πατρὸς αὐτῆς, καὶ οὐκ ᾔδει ἐν τῷ κοιμηθῆναι αὐτὴν καὶ ἀναστῆναι. 36. καὶ συνέλαβον αἱ δύο θυγατέρες Λωτ ἐκ τοῦ πατρὸς αὐτῶν. 37. καὶ ἔτεκεν ἡ πρεσβυτέρα υἱὸν καὶ ἐκάλεσεν τὸ ὄνομα αὐτοῦ Μωαβ λέγουσα “ἐκ τοῦ πατρός μου”· οὗτος πατὴρ Μωαβιτῶν ἕως τῆς σήμερον ἡμέρας. 38. ἔτεκεν δὲ καὶ ἡ νεωτέρα υἱὸν καὶ ἐκάλεσεν τὸ ὄνομα αὐτοῦ Αμμαν υἱὸς τοῦ γένους μου· οὗτος πατὴρ Αμμανιτῶν ἕως τῆς σήμερον ἡμέρας.
Bibbia hot: Sodoma e le figlie di Lot il vizio di Sodoma: la violenza (non la sodomia!) l’ospitalità e l’offerta delle figlie la scena comica (e degenerata) “davanti alla porta” la punizione di Sodoma: materia su materia(lità) il guardare indietro della moglie di Lot le figlie di Lot: da prostitute a ‘uteri in affitto’ l’importanza del “seme” e la fede nella materia la cornice ‘comica’ della nascita di Isacco
I LXX: CANTICO
Cantico dei cantici, 2,16, 6,3, 8,6s. 16. דּוֹדִי לִי וַאֲנִי לוֹ הָרֹעֶה בַּשּׁוֹשַׁנִּים 16. ἀδελφιδός μου ἐμοί κἀγὼ αὐτῷ ὁ ποιμαίνων ἐν τοῖς κρίνοις. 16. dilectus meus mihi et ego illi qui pascitur inter lilia 3. אֲנִי לְדוֹדִי וְדוֹדִי לִי הָרֹעֶה בַּשּׁוֹשַׁנִּים 3. ἐγὼ τῷ ἀδελφιδῷ μου καὶ ἀδελφιδός μου ἐμοὶ ὁ ποιμαίνων ἐν τοῖς κρίνοις. 2. ego dilecto meo et dilectus meus mihi qui pascitur inter lilia
Cantico dei cantici, 8,6s. 6. שִׂימֵנִי כַחוֹתָם עַל־לִבֶּךָ כַּחוֹתָם עַל־זְרוֹעֶךָ כִּי־עַזָּה כַמָּוֶת אַהֲבָה קָשָׁה כִשְׁאוֹל קִנְאָה רְשָׁפֶיהָ רִשְׁפֵּי אֵשׁ שַׁלְהֶבֶתְיָה 7. מַיִם רַבִּים לֹא יוּכְלוּ לְכַבּוֹת אֶת־הָאַהֲבָה וּנְהָרוֹת לֹא יִשְׁטְפוּהָ אִם־יִתֵּן אִישׁ אֶת־כָּל־הוֹן בֵּיתוֹ בָּאַהֲבָה בּוֹז יָבוּזוּ לוֹ ס 6. θές με ὡς σφραγῖδα ἐπὶ τὴν καρδίαν σου, ὡς σφραγῖδα ἐπὶ τὸν βραχίονά σου, ὅτι κραταιὰ ὡς θάνατος ἀγάπη, σκληρὸς ὡς ᾅδης ζῆλος, περίπτερα αὐτῆς περίπτερα πυρός, φλόγες αὐτῆς. 7. ὕδωρ πολὺ οὐ δυνήσεται σβέσαι τὴν ἀγάπην καὶ ποταμοὶ οὐ συγκλύσουσιν αὐτήν· ἐὰν δῷ ἀνὴρ τὸν πάντα βίον αὐτοῦ ἐν τῇ ἀγάπῃ ἐξουδενώσει ἐξουδενώσουσιν αὐτόν. 6. pone me ut signaculum super cor tuum, ut signaculum super brachium tuum, quia fortis est ut mors dilectio, dura sicut inferus aemulatio, lampades eius lampades ignis atque flammarum. 7. aquae multae non poterunt extinguere caritatem nec flumina obruent illam: si dederit homo omnem substantiam domus suae pro dilectione quasi nihil despicient eum.
passione infiammata una passione psicofisica dirompente e totalizzante sensualità, desiderio di unione, assoluto di Dio dono e destinazione di sé comunione totale e fusione delle identità potenza impagabile e divina tra lirica erotica e letteratura sapienziale l’amore come linguaggio e come tensione l’impossibile strumentalizzazione di eros
IL NUOVO TESTAMENTO: GIOVANNI
Giovanni, 8,1-11 1. Ἰησοῦς δὲ ἐπορεύθη εἰς τὸ Ὄρος τῶν Ἐλαιῶν. 2. ὄρθρου δὲ πάλιν παρεγένετο εἰς τὸ ἱερόν, καὶ πᾶς ὁ λαὸς ἤρχετο πρὸς αὐτόν, καὶ καθίσας ἐδίδασκεν αὐτούς. 3. ἄγουσιν δὲ οἱ γραμματεῖς καὶ οἱ Φαρισαῖοι γυναῖκα ἐπὶ μοιχείᾳ κατειλημμένην, καὶ στήσαντες αὐτὴν ἐν μέσῳ 4. λέγουσιν αὐτῷ· “διδάσκαλε, αὕτη ἡ γυνὴ κατείληπται ἐπ᾽ αὐτοφώρῳ μοιχευομένη· 5. ἐν δὲ τῷ νόμῳ ἡμῖν Μωϋσῆς ἐνετείλατο τὰς τοιαύτας λιθάζειν· σὺ οὖν τί λέγεις;”. 6. τοῦτο δὲ ἔλεγον πειράζοντες αὐτόν, ἵνα ἔχωσιν κατηγορεῖν αὐτοῦ. ὁ δὲ Ἰησοῦς κάτω κύψας τῷ δακτύλῳ κατέγραφεν εἰς τὴν γῆν. 7. ὡς δὲ ἐπέμενον ἐρωτῶντες {αὐτόν}, ἀνέκυψεν καὶ εἶπεν αὐτοῖς· “ὁ ἀναμάρτητος ὑμῶν πρῶτος ἐπ᾽ αὐτὴν βαλέτω λίθον”· 8. καὶ πάλιν κατακύψας ἔγραφεν εἰς τὴν γῆν. 9. οἱ δὲ ἀκούσαντες ἐξήρχοντο εἷς καθ᾽ εἷς ἀρξάμενοι ἀπὸ τῶν πρεσβυτέρων, καὶ κατελείφθη μόνος, καὶ ἡ γυνὴ ἐν μέσῳ οὖσα. 10. ἀνακύψας δὲ ὁ Ἰησοῦς εἶπεν αὐτῇ· “γύναι, ποῦ εἰσιν; οὐδείς σε κατέκρινεν;”. 11. ἡ δὲ εἶπεν· “οὐδείς, κύριε”. εἶπεν δὲ ὁ Ἰησοῦς· “οὐδὲ ἐγώ σε κατακρίνω· πορεύου, {καὶ} ἀπὸ τοῦ νῦν μηκέτι ἁμάρτανε”.
adulterio e perdono l’adulterio nel mondo antico il sesso, la società, la punizione la provocazione dell’innovatore la bassezza e l’insistenza sul “giù” parola e scrittura la scrittura sulla sabbia e la non permanenza la pedadogia dello sguardo lo sguardo sull’altro e lo sguardo su di sé l’autorevolezza del giudice: condanna e perdono
Giovanni, 21,15-17 15. ὅτε οὖν ἠρίστησαν λέγει τῷ Σίμωνι Πέτρῳ ὁ Ἰησοῦς· “Σίμων Ἰωάννου, ἀγαπᾷς με πλέον τούτων;”. λέγει αὐτῷ· “ναί, κύριε, σὺ οἶδας ὅτι φιλῶ σε”. λέγει αὐτῷ· “βόσκε τὰ ἀρνία μου”. 16. λέγει αὐτῷ πάλιν δεύτερον· “Σίμων Ἰωάννου, ἀγαπᾷς με;”. λέγει αὐτῷ· “ναί, κύριε, σὺ οἶδας ὅτι φιλῶ σε”. λέγει αὐτῷ· “ποίμαινε τὰ πρόβατά μου”. 17. λέγει αὐτῷ τὸ τρίτον· “Σίμων Ἰωάννου, φιλεῖς με;”. ἐλυπήθη ὁ Πέτρος ὅτι εἶπεν αὐτῷ τὸ τρίτον· “φιλεῖς με;”. καὶ λέγει αὐτῷ· “κύριε, πάντα σὺ οἶδας, σὺ γινώσκεις ὅτι φιλῶ σε”. λέγει αὐτῷ· “βόσκε τὰ πρόβατά μου”.
amore e dono C’è un uomo seduto, all’alba, sulla riva del lago, di quel lago che sembra un mare, e pesce arrostito sul fuoco, e uno sparuto gruppo di pescatori stanchi e attoniti... la triplice tortura come triplice vendetta? il gioco sui verbi di “amare” e su quelli di “pascere” l’inatteso arrembaggio di Dio il dolore dell’inadeguatezza, del ‘fare cilecca’ l’amore che si deforma e si trasforma amare o riconoscersi amati accettarsi (nel sesso come nell’amore)
Lettera ai Filippesi 2,7s. Isaia 52,14 Salmo 131,2 Tra pace e dolore Apparso in forma umana … Lettera ai Filippesi 2,7s. Tanto era sfigurato il suo aspetto per essere quello di un uomo. Isaia 52,14 Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre Salmo 131,2 Tra pace e dolore
alla fine di una carrellata... materia e spirito: godimento e linguaggio dolcezza e violenza: servizio e sopraffazione calcolo e passione scelte individuali e identità sociali schiavitù e libertà il sesso come natura e come cultura, come dominio e come amore, come gioco e come mistero alla fine di una carrellata...
E mentre camminavo, rasentando i muraglioni, ubriacato dalla luce invernale, pensavo che alla fine solo una cosa mi è mancata nella vita, mi è mancata persino quando ce l’avevo, anzi, mi è mancata soprattutto quando ce l’avevo, perché il fatto di avercela acuiva ogni successivo istante in cui non l’avrei avuta più, rendendolo intollerabile, facendomi soffrire per l’affilata corrispondenza della differenza che passa tra avercela, questa cosa, e non averla più, essersela lasciata sfuggire. E questa cosa è la donna, una donna, quella donna. Altro non ho desiderato per tutta la mia vita che avere una donna. Non appena uscito dalle braccia affettuose di mia madre, non ho sognato che un nuovo abbraccio. Ma essendo stavolta io, colui che abbracciava, che circondava, che avvicinava un corpo a sé. Non mi è mai importato d’altro e non mi importa adesso. Non mi importa un fico secco (come deliziosamente si diceva una volta) della letteratura, del denaro, delle soddisfazioni o insoddisfazioni personali, del passato, del futuro, degli amici e dei nemici, della giustizia, delle sorti del mondo intero. Non mi importa di Dio o del nulla che sta al suo posto. Senza l’amore, il corpo, l’attenzione o la semplice visione di una donna, la mia vita non ha mai avuto senso, vale a dire, significato, ma nemmeno una direzione.
E infatti cosa pensavo camminando tutto solo nel QT: che la donna che amo era lontana, e questo era insopportabile, mi strangolava, mi levava il fiato. Che le donne mi rimescolano il sangue e annebbiano una mente già confusa, troppo prensile e distratta, che a dodici anni non riuscivo a concentrarmi, a parlare, a capire, a ragionare se avevo una ragazza o una ragazzina nei paraggi, nelle mie vicinanze, o addirittura se la vedevo lontana, passare. Il che significava che non ragionavo mai, non capivo mai niente, ero perennemente turbato e confuso e gli unici istanti di lucidità avrei potuto trascorrerli al SLM dove ragazze non ce n’erano. Ma anche lì, puntuali, se non in carne e ossa per immagine, nella fantasia, tutto lo spazio intorno si popolava di figure femminili, ragazze che non c’erano ma è come se ci fossero; non cambiava nulla se quella figura esisteva o non esisteva, se fosse bella o brutta, mi piacesse oppure no: bastava il fatto di avere una persona dell’altro sesso accanto a me o nei miei occhi o in quelli della mentre, per turbarmi in modo indescrivibile. Sentivo il fiotto del sangue nelle vene delle braccia, delle gambe, inzuppare l’addome, e una vampata insieme gelida e calda mi stordiva arrivando alla testa, che all’improvviso si faceva piena, come
una forza irresistibile e misteriosa imbottita, per cui ero di colpo cieco e sordo, con la lingua morta in bocca, paralizzata, proprio come in quella famosa poesia. I sensi non più coordinati si escludono tra loro, per cui se vedo, non sento, se ascolto non vedo, o il campo visivo si restringe ai pochi centimetri quadri di un dettaglio, e se la ragazza che mi ha così afferrato la mente è vicina a me, posso dare l’impressione di essermi incantato sulla sua bocca, o sull’onda di capelli che non contenuta dietro un orecchio lo sommerge, e in effetti non vedo che quello, e intanto non sento che quello, non penso, non parlo... le parole sono scollegate dal pensiero, dal sentimento, scollate l’una dall’altra... Fin da ragazzo, ho sentito questa cosa. E siccome la sento ancora, e profondamente, penso sia vera. Ecco, è semplice. La presenza di una donna accanto a un uomo è un avvenimento. (E. Albinati, La scuola cattolica, pp. 1230s.) una forza irresistibile e misteriosa
La pornografia fa del pettegolezzo su un mistero. Ennio Flaiano, Taccuino del marziano nr. 33 (in G. Ruozzi, Scrittori italiani di aforismi, II, Milano 19972, 1052)
Woody Allen, Amore e guerra tra corpo e anima... Il sesso senza amore è un’esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è una delle migliori. Woody Allen, Amore e guerra amor sacro e amor profano
camillo.neri@unibo.it