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Πρ ῶ τοι ε ὑ ρετ ᾶ ι Ermes Omero (Telefo di Pergamo – II sec. a. C.) V sec. a. C.  Empedocle di Agrigento  Corace  Tisia.

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Παρουσίαση με θέμα: "Πρ ῶ τοι ε ὑ ρετ ᾶ ι Ermes Omero (Telefo di Pergamo – II sec. a. C.) V sec. a. C.  Empedocle di Agrigento  Corace  Tisia."— Μεταγράφημα παρουσίασης:

1 πρ ῶ τοι ε ὑ ρετ ᾶ ι Ermes Omero (Telefo di Pergamo – II sec. a. C.) V sec. a. C.  Empedocle di Agrigento  Corace  Tisia

2  Corace  Tisia τέχναι ε ἰ κός τ ὰ ε ἰ κότα Platone, Fedro, 267 a, 273 a sgg. Aristotele, Retorica, II, 1402 a 18 Cicerone, Bruto 46: … artem et praecepta … conscripsisse Sesto Empirico, Contro i matematici, II, 97-99 μάθημα

3 “A proposito degli dei, io non sono in grado di sapere né se esistono, né se non esistono” (fr. B 4 Diels-Kranz) ”L’uomo è la misura di tutte le cose” (fr. B 1 D.-K.) καιρός o “su ogni soggetto si può sostenere altrettanto bene un punto di vista quanto quello inverso, usando uno stesso argomento” o “ può fare dell’argomento più debole quello più forte” (Protagora, frr. A 20-21, B 6 D.-K.) “Con la forza delle loro parole essi danno alle piccole cose l’apparenza della grandezza, alle grandi quella della piccolezza; essi danno alla novità un’aria di antichità, alle cose antiche un’aria di novità” (Platone, Fedro, 267 a, a proposito di Tisia e di Gorgia; cfr. Isocrate, Panegirico, 8, sullo stesso tema) Platone, Protagora, 334e sgg.; Gorgia, 449 c-d; Fedro, 267 b

4 euristica νόμος e φύσις Il sofista pretende di “rendere gli altri abili nel parlare “ (Platone, Protagora, 312 d; Gorgia, 449 e) epideixeis GORGIA Sul non-essere o Sulla natura Elogio di Elena (παίγνιον) Difesa di Palamede Orazione (epitaffio) opinione, emozione, illusione, momento opportuno

5 ”…per il loro essere giusti, essi erano nobili verso gli dei, per la loro sollecitudine, pii verso i loro familiari, per il loro senso di eguaglianza, giusti verso i loro concittadini, e per la loro lealtà, devoti verso i loro amici. Ecco perché, benché essi siano morti, il rimpianto che suscitano non è morto con loro: esso vive, benché essi non vivono più, immortale, dentro corpi non immortali“ (Fr. B 6 Diels-Kranz) ”Serse, lo Zeus dei Persiani” o “gli avvoltoi, sepolcri viventi”, come riporta Pseudo-Longino, Del sublime 3, 2 ἰσόκωλα ἀντιθέσεις παρονομασίαι ὁμοιοτέλευτα Diodoro di Sicilia, XII 53, 4 e Dionigi di Alicarnasso, Demostene 4, 4; 25, 4

6 EURIPIDE σόφος σόφισμα σοφιστής PLATONE Gorgia 465 c-520 a Fedro, 266 d-267d: lista di maestri di retorica: Teodoro di Bisanzio, Eveno di Paro, Tisia, Gorgia, Prodico, Ippia, Polo, Licimnio, Protagora, Trasimaco di Calcedonia

7 Aristot., Poetica 19; Platone, Ippia minore 368 c-d; si ved. anche Isocrate, Panegirico 11 e Panatenaico 1-4 Il lessico Suda ricorda un Περ ὶ λέξεως attribuito a Polo; Diogene Laerzio VI 15 un'opera di Antistene intitolata σύγγραμμα Περ ὶ λέξεως ἢ Περ ὶ χαρακτήρων Le questioni più dibattute dovevano essere essenzialmente due: 1) uso di una modalità espressiva semplice oppure ornata, cioè alla maniera di Gorgia 2) individuazione delle situazioni adatte all’una o all’altra Aristotele libro III della Retorica : elocuzione λέξις ἀ ρετή σαφής πρέπουσα ἀ ρετ ὴ λέξεως (virtus elocutionis) σαφήνεια ταπεινή λέξις ἡ δε ῖ α κα ὶ μεγαλοπρεπής ἀ ρετ ὴ λέξεως tria genera dicendi

8 TEOFRASTO avrebbe rielaborato l'idea della ἀ ρετ ὴ singola in una sequenza di quattro ἀ ρετα ὶ λέξεως (virtutes dell’espressione):  ἑ λληνισμός (purum, purezza),  σαφές (dilucidum planumque, perspicuità),  πρέπον (decōrum, convenienza)  κατασκευή (o κεκοσμημένον, κόσμος, ornatus, ornato) sviluppando un tema già presente nel pensiero del maestro Cfr. Cicerone, Orator 79; De oratore I 144 e III 37. ἡδύ suave μεγαλοπρεπές affluens συντομία concisione

9 ἀ ρετα ὶ διηγήσεως (virtutes narrationis)  σαφήνεια, «chiarezza»  συντομία, «brevità»  πιθανότης, «forza persuasiva»  Teofrasto autore di un Περ ὶ λέξεως  χαρακτ ῆ ρες λέξεως = stile aulico, stile medio o misto, stile umile Teofrasto potrebbe avere conferito un assetto sistematico a tipologie, teoricamente non compiutamente formalizzate, operanti già da tempo a) nella tradizione pre-aristotelica (distinzione platonica dei tre stili drammatico, narrativo e misto: Pl., Resp. 3, 8-9, 396c-397c) b) ma anche a spunti teorici di Aristotele 1. la tripartizione implicita nella medietà della σαφήνεια; 2. la divisione delle λέξεις in δημηγορική, δικανική, ἐ πιδεικτική (deliberativa, giudiziaria, dimostrativa: Rhet. 3, 12, 1-6, 1413b-1414°) 3. la distinzione delle tre qualità della voce nella recitazione, ὑ πόκρισις (a seconda delle emozioni da esprimere, la φωνή dovrà infatti risuonare, quanto all'intensità, μεγάλη, μικρά, μέση –alta, bassa oppure media – e, quanto al tono, ὀ ξεία, βαρεία, μέση –acuta, grave o media: Rhet. 3, 1, 4, 1403b)

10 DIONIGI DI ALICARNASSO De Thucydide 5, 23, 24 χαρακτήρ o ἀ γωγή = «carattere» «argomenti» (νοήματα, πράγματα, τ ὸ πραγματικόν) «modo di esprimerli» ( ὀ νόματα, λέξις, τ ὸ λεκτικόν) «varie qualità » ( ἀ ρεταί) = Dion. Hal., De Lysia 4 (σαφήνεια); 5 (συντομία); 8 ( ἠ θοποιία) Di tali «virtù» alcune erano definite a) necessarie e indispensabili in ogni scritto ( ἀ ρετα ὶ ἀ ναγκα ῖ αι, virtutes necessariae) b) altre invece addizionali ( ἀ ρετα ὶ ἐ πίθετοι, virtutes adiectae) e di efficacia condizionata all'esistenza delle prime Cic., De oratore III 52-53.

11 DIONIGI DI ALICARNASSO Le virtù necessarie, indispensabili affinchè un discorso riesca trasparente e comprensibile, erano considerate quelle tradizionali della  purezza (τ ὸ καθαρόν, καθαρότης)  della chiarezza (τ ὸ σαφές, σαφήνεια)  della brevità o concisione (τ ὸ σύντομον, συντομία). Le prime due, quindi, di origine aristotelica, come si è visto, e la terza di origine stoica.

12 DIONIGI DI ALICARNASSO Le virtù aggiunte, aggiuntive, sono di impiego facoltativo se vengono usate con appropriatezza (πρέπον) lasciano emergere la capacità (δύναμις) di uno scrittore Esse comprendono le seguenti «qualità » 1. il sublime o altezza ( ὕ ψος) 2. l'eleganza (καλλιρημοσύνη) 3. la dignità o nobiltà espressiva (σεμνολογία) 4. la magnificenza o grandezza (μεγαλοπρέπεια) 5. la tensione (τόνος) 6. la gravità (βάρος) 7. il patetico «che risveglia la mente» o passione (πάθος διεγε ῖ ρον τ ὸ ν νο ῦ ν) 8. l'animus forte e combattivo (τ ὸ ἐ ρρωμένον κα ὶ ἐ ναγώνιον πνε ῦ μα) Da queste ultime quattro virtù agonali ( ἐ ναγώνιοι), che attengono in modo preponderante all'emotività, deriva la cosiddetta «veemenza» ( ἡ καλουμένη... δεινότης)

13 DIONIGI DI ALICARNASSO «magnifico» «emozionale» De Lysia (cfr. Epistula ad Pompeium Geminum 3, 16-20; De imitatione fr. VI 3 = p. 207, vol. II Usener- Radermacher) 1. la compiuta nettezza nell'esprimere i concetti (6 ἡ συστρέφουσα τ ὰ νοήματα κα ὶ στρογγύλως ἐ κφέρουσα λέξις) 2. la vividezza (7 ἐ νάργεια) 3. la capacità di dare vita e carattere ai personaggi (8 ἠ θοποιία) 4. la convenienza dell'espressione ai contenuti (9 πρέπον) 5. le doti di persuasione e convinzione (10 πιθανότης, τ ὸ πειστικόν) 6. la grazia (10 χάρις) 7. il senso del momento opportuno (13 καιρός) λέξις πράγματα πρέπον κατασκευή

14 DEMETRIO Περ ὶ ἑ ρμηνείας A.χαρακτ ὴ ρ μεγαλοπρεπής («stile grande») B.χαρακτ ὴ ρ γλαφυρός («stile elegante») C.χαρακτ ὴ ρ ἰ σχνός («stile semplice») D.χαρακτ ὴ ρ δεινός («stile potente») ἀ ρεταί di Teofrasto > institutio ἀ ρετα ὶ ἐ πίθετοι di Dionigi d'Alicarnasso > classificazione e il giudizio  nobiltà (σεμνότης)  bellezza (κάλλος)  piacere ( ἡ δονή)  sbalordimento ( ἔ κπληξις)  vigore (σφοδρότης)  chiarezza (σαφήνεια) molto simili alle «virtù aggiunte» di Dionigi

15 ERMOGENE ἰ δέαι (forme) del discorso a) pensieri ( ἔ ννοιαι), b) dei procedimenti (μέθοδοι) c) della espressione (λέξις) DIONIGI (De Thucydide 22) 1. delle «… cosiddette virtù … è stato detto da molti in precedenza» 2. non occorre che si dilunghi sulle numerose dottrine e precetti dai quali ognuna di queste virtù deriva perché «ciò … ha trovato la più precisa elaborazione» TEOFRASTO trattò di una λέξις (o φράσις) καλή μεγαλοπρεπής σεμνή περιττή e del suo opposto (tanto in poesia che in prosa) περ ὶ γελοίου, περ ὶ χάριτος

16 ὕ ψος metà I sec. a. C.atticismo ὑ ψηλός 60 a.C. circa – 7 a.C.Dionigi di Alicarnasso Περ ὶ ὕ ψους I sec. a. C.Cecilio di Calatte ἁ δρός «grasso»stile ‘grande’ ἡ δυεπής «soaviloquente» Nestore OmeroIl. 1, 248 μορφή «forma» parla Odisseo Omero Od. 8, 165-185 parla Odisseo, oratore facondo cfr. Il. 3, 221-223 χάρις «grazia» parla Odisseo ο ὑ καλόν «non bellamente» parla Odisseo ο ὑ κατ ὰ κόσμον «non secondo un ordine (bello) » parla Odisseo ὑ ψαγόρης «gran parlatore» Telemaco Od. 1, 385; 2, 85, 303; 17, 406 Antonoo definisce Telemaco così

17 ἱ ερ ὴ δόσις «sacro dono» → la parola autorevole Esiodo ↔ poetica retorica Theog. 80-103 φύσις inclinazioni naturali vs acquisizioni dello studio τέχνη φυά «talento naturale»PindaroOl. 2, 86-89; 9, 100- 104 φύσις θεάζουσα «divina natura» di Omero Democrito68 B 21 D-K τεκταίνεσθαι «costruire» i canti

18 ARISTOFANE Ranae 962 ἐ κπλήττειν Eschilo vs Euripide scuotere emotivamente χρηστ ὰ λέγειν ibid. 1054-1056 dire cose utili Ran. 1058 sg.... ἀ νάγκη | μεγάλων γνωμ ῶ ν κα ὶ διανοι ῶ ν ἴ σα κα ὶ τ ὰ ῥ ήματα τίκτειν quando si nutrono grandi idee bisogna produrre parole non meno grandi = difesa del lessico grandioso ed elevato Poesia di Eschilo appropriatezza formale ≈ πρέπον ≈ gravitas

19 ARISTOFANE Euripide φρονε ῖ ν ragionare subtilitas Ranae 971-979 λογισμός calcolo σκέψις riflessione dire cose utili Ran. 941... ἴ σχνανα μ ὲ ν πρώτιστον α ὐ τ ὴ ν κα ὶ τ ὸ βάρος ἀ φε ῖ λον anzitutto l’ho fatta dimagrire (scil. l’arte tragica) e le ho tolto il peso ἰ σχαίνω ἰ σχνός ἁ δρός Phoebamm. Rhet. Gr. XIV, p. 376-384 Rabe παλαιοί διατυπώσεις χαρακτ ῆ ρες ἁ δροί χαρακτ ῆ ρες ἰ σχνοί dissecco faccio dimagrire secco magro extenuatus pingue

20 ISOCRATEoratoria epidittica ἀ κρίβεια Antidosis 1-3: panegirico vs discorso giudiziario κομψ ῶ ς «con raffinatezza» ἁ πλ ῶ ς «con semplicità» ALCIDAMANTERetore e sofista greco di Elea in Eolia (sec. 4º a. C.), seguace di Gorgia e avversario di Isocrate, come appare dall'unica orazione a noi giunta sicuramente sua: Sugli autori di orazioni scritte (o Sui sofisti) discorso orale vs scrittura elaborata formalmente

21 PLATONE il confronto tra natura e arte è risolto a favore di τέχνη affineestranea ἐ πιστήμη φύσις “creativa” σοφία potere psicagogico degli antichi poeti : Ion 353 d-e; 535 e- 536 b piano stilistico βραχυλογία concisione discorso dialettico πέλαγος τ ῶ ν λόγων profusione espressiva discorso sofistico

22 ARISTOTELE discorso diretto alle cose πρ ὸ ς τ ὰ πράγματα funzione razionale discorso diretto all’ascoltatore πρ ὸ ς τ ὸ ν ἀ κροατήν funzione emotiva Poet. VI 2, 1449 b (catarsi); Rhet. II ( πάθος ) Guidato dal πρέπον lo stile può descivere: a) stati emotivi; b) comportamenti morali: Rhet. III 7, 1-11, 1408 a-b ↓ piano stilistico Rhet. III 12, 1-4, 1413b-1414a λέξις ἀ γωνιστική ἦ θος πάθος discorsi destinati alla pubblica recitazione λέξις γραφική ἀ κρίβεια precisione discorso scritto Rhet. III 1, 9, 1404 a: gli “incolti” ( ἀ παίδευτοι) imitino il virtuosismo gorgiano; si deve perseguire uno stile medio affidato alla “chiarezza comunicativa”.

23 DIONIGI DI ALICARNASSO «Quando leggo un'orazione di Isocrate... divento serio, la mia mente calma, come chi ascolta una musica d'aulo per le libagioni o melodie doriche ed enarmoniche. Quando invece prendo in mano un'orazione di Demostene, mi entusiasmo e son trascinato da una parte e dall'altra, provo un susseguirsi di passioni: incredulità, ansia, timore, disprezzo, odio, pietà, benevolenza, ira, invidia, tutte quelle che sanno dominare la mente umana; e non mi sento affatto diverso da coloro che celebrano i riti di Cibele o quelli coribantici ο simili, i quali per mezzo di odori ο suoni o dello spirito stesso della divinità hanno molte e mutevoli visioni» (De Demosthene 22). «Queste pagine (cioè Tucidide VII 69, 4-72, 1) e altre simili mi sembrano degne di emulazione (ζήλου) e d'essere imitate, e sono convinto che in queste parti la grandiosità, l'eleganza, la veemenza e tutte le altre virtù dell'autore siano perfette, in base alla constatazione che ognuno di noi è toccato da questo stile e che ad esso non fanno obiezione né il criterio irrazionale della mente, col quale percepiamo il piacevole o il molesto, né quello razionale, con cui si riconosce il pregio di un'arte» (De Thucydide 27).

24 Longino si riferisce alla «virtù» dell' ὕ ψος non allo stile (χαραχτήρ) elevato della tripartizione tradizionale Cecilio, per le sue convinzioni atticistiche, è probabile che, quale fonte di ὕ ψος, non valorizzasse il patetico quanto la magnificenza dei concetti espressa in maniera incisiva ma sobria.

25 LONGINO 1, 4 7, 3 7, 4-5; 33, 5; 34, 4; 36, 2; 39, 3: ‘consenso’ dei lettori ‘qualificati’ 8, 2-4: il patetico è cosa assai diversa dal sublime tuttavia una «nobile emozione» (τ ὸ γεννα ῖ ον πάθος) — là dove è opportuna — contribuisce più di ogni altra cosa al sublime, dando al discorso un entusiastico fervore (8, 4) cfr.: Dionigi d'Alicarnasso, De Isocrate 3: «meraviglioso e grande è l' ὕ ψος dell'arte (κατασκευή) di Isocrate, proprio di un eroe più che di un uomo» le «virtù» dell’ ὕ ψος e del πάθος sono superiori a quelle narrative e piacevoli dell' ἦ θος e dell’ ἡ δονή (9, 13-15; 29, 2) 7, 1-2; 44, 11 35, 2-36, 2; 44, 6-12 9, 11, Omero; 15, 1-11, a proposito delle descrizioni icastiche e delle evocazioni di defunti o «idolopee»; 16, 2, figura del giuramento; 22, 4, iperbato; 27, 1-4, passaggio al discorso diretto; v. anche il cap. 39, 3, σύνθεσις cfr. Aristotele, Poetica 17, 3-4 («riescono particolarmente persuasivi colorο che vivono davvero una passione... la poesia perciò è opera o di un genio o di un pazzo: del primo perché ha una mente duttile, del secondo in quanto va fuori di sé»)

26 LONGINO [Aristotele], Problemata Physica XXX 1 Iliade (drammatica e tesa — ἐ ναγώνιος) vs Odissea (narrativa e di carattere) Omero compose la prima quand'era al sommo delle sue doti ( ἐ ν ἀ κμ ῇ πνέυματος) l'altra nella vecchiaia: nei grandi poeti e prosatori con l'avanzare degli anni il πάθος si estingue dissolvendosi nell' ἦ θος: 9, 13-15 la magnanimità di pensieri è «il primo e principale» (8, 1; 9, 1) elemento del sublime (8, 4) μíμησις: 13, 2-4; 14 35, 2-4; 36; 39, 3

27 LONGINO Plat., Fedro 249d-252b Plot., Enneadi I 6 [Aristotele], De mundo 6 = p. 399 b21-22 Seneca, Epist. 41, 3 Sap. 13, 1-5; Filone, De praemiis et poenis 40-43 Rom. 1, 20 φιλοχρηματία φιληδονία ῥ αθυμία πάθη προσέναγχος τις τ ῶ ν φιλοσόφων; cfr. Dione Cassio LII 36, 3-4

28 LONGINO lo stile - ἐ νθυμήματα - sa fare uso efficace della brevità: nel porre una domanda che dà nuovo stimolo al discorso (capp. 9, 2; 9, 5; 9,9; 10,1; 10, 5; 13,2; 16,2; 17, 2) per affermare in modo lapidario un suo giudizio o ciò che egli ritiene essere una realtà di fatto (capp. 4, 2; 6; 9, 2;12, 1; 17, 2; 25; 32, 8; 36, 1. Con γάρ: capp. 2, 2; 3, 2; 9, 5; 9,12; 22, 1; 32, 1; 32, 3; 38, 5; 42) per introdurre o concludere con nettezza una parte del suo scritto (capp. 9, 10; 17, 1; 36, 4;44, 12) - 9, 6: l'autore illustra una teomachia omerica, composta riunendo versi di tre canti dell'Iliade: l'avvio è in un colloquiale ritmo giambico: si direbbe un trimetro fino alla cesura davanti alla quarta princeps (ε ̆ πι ̄ βλε ̆ πει ̄ ς ε ̆ τα ̄ ιρε ̆.) il grandioso spettacolo della terra spalancata fino al Tartaro è in cretici (– ˘ –) e molossi (---), ritmi tradizionalmente «nobili» lο sconvolgimento del cosmo è descritto in metri giudicati anch'essi dignitosi, ma più rapidi (peone quarto, ˘˘˘¯, e anapesto, ˘˘¯) la battaglia di tutti gli elementi fra loro sembra cominciare con un esametro (πα ̄ νθ ʼ α ̆ μα ̆, ου ̄ ρα ̆ νο ̆ ς α ̄ δη ̄ ς), continua con ritmi incalzanti ricchi di brevi (cretico dissoluto — τα ̆ α ̆ θα ̆ να ̆ τα ̆ — seguito da tre anapesti che ricordano quasi un paremiaco) e termina con una grave serie di cinque lunghe chiusa da un cretico

29 - Il codice Parisinus graecus 2036 (II metà del X secolo), da cui tutti gli altri derivano, al f. 178 v, dove — al termine dei Problemata Physica attribuito ad Aristotele — comincia il Sublime, reca il titolo seguente: Διονυσίου Λογγίνου Περì ὕψους -Il foglio 1 v, alla fine dell'indice dei capitoli dei Problemata, si legge — sempre di mano del copista dell'intero manoscritto — Διονυσίου ἢ Λογγίνου Περì ὕψους -La disgiuntiva si ritrova soltanto in due codici quattrocenteschi: a.Cod. Par. gr. 985 al f. 79 v (corrispondente all'indice del f. 1 v dell'archetipo; però al f. 222 v, dove comincia il Sublime, il cod. ha regolarmente Διονυσίου Λογγίνου Περì ὕψους ) b.Cod. Vat. gr. 285, copia del precedente (il copista aggiunse l’ ἢ in un secondo tempo: colore più chiaro dell'inchiostro)

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