Come si costruisce una città Tracce di un antico dibattito sull’igiene urbana
Ippocrate Arie, acque e luoghi (Περὶ ἀέρων, ὑδάτων, τόπων) Ultimo quarto del V sec. a. C. Contiene indicazioni sulla salubrità dei luoghi, in relazione alle loro caratteristiche orogeografiche e topografiche Sono presenti le prime indicazioni note sull’orientamento ottimale di una città rispetto ai venti e al Sole, in relazione ad aspetti medici
Le «quattro città» di A.A.L. Città rivolte verso lo spirare dei venti caldi ( =il Noto) ossia tra il Levante e il Ponente invernali ( =orientate a Sud) Cfr. A. A. L. (c. 3) Città rivolte verso lo spirare dei venti freddi (=Borea), ossia tra il Ponente e il Levante estivo ( =orientate a Nord) Cfr. A. A. L. (c. 4) Città rivolte verso il levar del Sole (= Est) Cfr. A. A. L. (c. 5) Città rivolte verso il calar del Sole (=Ovest) (Cfr. A. A. L. (c. 6)
Relazione tra esposizione e salubrità in A. A. L. (capp. 3-6) Le città più salubri sono quelle rivolte ad Est, quelle meno salubri sono rivolte ad Ovest L’esposizione determina sia la salute degli uomini, sia la loro costituzione naturale, di modo che a ciascun tipo di città corrisponde un tipo di essere umano. Ad. es. Sud > costituzione flemmatica; Nord > costituzione biliosa. L’esposizione influenza sia le caratteristiche fisiche, che quelle intellettuali degli abitanti. Ad es. Nord > Carattere selvaggio; Est > Migliore intelligenza e carattere più mite L’esposizione non influenza soltanto l’essere umano, ma l’intera biosfera: anche le piante e gli animali sono condizionati dai luoghi in cui vivono
Esposizione, venti e clima in A. A. L. Sud= caldo e umido Nord= freddo e secco Est= corretto temperamento tra freddo e caldo, secco e umido Ovest= sbalzi repentini tra freddo e caldo, secco e umido
Ippodamo di Mileto Fonti: Aristotele, Politica II, 8 Progetta il Pireo È uno dei primi teorici delle costituzioni Diodoro Siculo XII, 10, 7 Elabora lo schema urbano della città di Thurii (444 a. C.)
Il Pireo
Platone, Leggi 747 d2-e5 ὦ Μέγιλλέ τε καὶ Κλεινία, μηδὲ τοῦθ' ἡμᾶς λανθανέτω περὶ τόπων ὡς οὐκ εἰσὶν ἄλλοι τινὲς διαφέροντες ἄλλων τόπων πρὸς τὸ γεννᾶν ἀνθρώπους ἀμείνους καὶ χείρους, οἷς οὐκ ἐναντία νομοθετητέον· οἱ μέν γέ που διὰ πνεύματα παντοῖα καὶ δι' εἱλήσεις ἀλλόκοτοί τέ εἰσιν καὶ ἐναίσιοι αὐτῶν, οἱ δὲ δι' ὕδατα, οἱ δὲ καὶ δι' αὐτὴν τὴν ἐκ τῆς γῆς τροφήν, ἀναδιδοῦσαν οὐ μόνον τοῖς σώμασιν ἀμείνω καὶ χείρω, ταῖς δὲ ψυχαῖς οὐχ ἧττον δυναμένην πάντα τὰ τοιαῦτα ἐμποιεῖν, τούτων δ' αὖ πάντων μέγιστον διαφέροιεν ἂν τόποι χώρας ἐν οἷς θεία τις ἐπίπνοια καὶ δαιμόνων λήξεις εἶεν, τοὺς ἀεὶ κατοικιζομένους ἵλεῳ δεχόμενοι καὶ τοὐναντίον. Perché, Megillo e Clinia, non ci sfugga neppure questo a proposito dei luoghi, sì da pensare cioè che non ci sono luoghi più efficaci di altri per la generazione di uomini migliori o peggiori, e a queste influenze le leggi non devono contraddire. E gli uni sono avversi o anche propizi per ogni sorta di venti e per l’azione del sole, altri per le acque, altri ancora per lo stesso alimento fornito dalla terra, il quale non solo dà cose migliori o peggiori ai corpi, ma non è meno valido a portare tutte le simili affezioni nelle anime. Fra tutti questi luoghi primeggeranno di gran lunga quei luoghi del territorio in cui spira un certo soffio divino e sono dimora assegnata ai dèmoni, i quali possono accogliere favorevolmente, o anche in modo ostile, i loro sempre nuovi abitatori.
Aristotele (Politica 7, 11 = 1330a 34-1330b 17) Τὴν δὲ πόλιν ὅτι μὲν δεῖ κοινὴν εἶναι τῆς ἠπείρου τε καὶ τῆς θαλάττης καὶ τῆς χώρας ἁπάσης ὁμοίως ἐκ τῶν ἐνδεχομένων, εἴρηται πρότερον· αὐτῆς δὲ προσάντη εἶναι τὴν θέσιν εὔχεσθαι δεῖ κατ' εὐχήν, πρὸς τέτταρα βλέποντας· πρῶτον μὲν ὡς ἀναγκαῖον πρὸς ὑγίειαν (αἵ τε γὰρ πρὸς ἕω τὴν ἔγκλισιν ἔχουσαι καὶ πρὸς τὰ πνεύματα τὰ πνέοντα ἀπὸ τῆς ἀνατολῆς ὑγιεινότεραι, δεύτερον δ' <αἱ> κατὰ βορέαν· εὐχείμεροι γὰρ αὗται μᾶλλον)· τῶν δὲ λοιπῶν πρὸς τὸ τὰς πολιτικὰς πράξεις καὶ πολεμικὰς καλῶς ἔχειν. S’è già detto che la città, per quanto lo permettono le circostanze, deve essere in comunicazione coll’entroterra, col mare e con tutto il territorio; è necessario e auspicabile che essa abbia una posizione sopraelevata, in considerazione di quattro aspetti: primo, in quanto necessario per la salute (le <città> esposte ad Oriente e ai venti che spirano da Levante sono più salubri; in seconda posizione invece quelle <disposte trasversalmente> rispetto al Nord: esse hanno in genere inverni miti); quanto agli altri, (occorre considerare) che essa sia favorevole rispetto alle attività politiche e belliche.
La rosa dei venti secondo Aristotele
La rosa dei venti secondo Timostene (III a. C.)
Aristotele (Politica 7, 11 = 1330a 34-1330b 17) πρὸς μὲν οὖν τὰς πολεμικὰς αὐτοῖς μὲν εὐέξοδον εἶναι χρή, τοῖς δ' ἐναντίοις δυσπρόσοδον καὶ δυσπερίληπτον, ὑδάτων τε καὶ ναμάτων μάλιστα μὲν ὑπάρχειν πλῆθος οἰκεῖον, εἰ δὲ μή, τοῦτό γε εὕρηται διὰ τοῦ κατασκευάζειν ὑποδοχὰς ὀμβρίοις ὕδασιν ἀφθόνους καὶ μεγάλας, ὥστε μηδέποτε ὑπολείπειν εἰργομένους τῆς χώρας διὰ πόλεμον· ἐπεὶ δὲ δεῖ περὶ ὑγιείας φροντίζειν τῶν ἐνοικούντων, τοῦτο δ' ἐστὶν ἐν τῷ κεῖσθαι τὸν τόπον ἔν τε τοιούτῳ καὶ πρὸς τοιοῦτον καλῶς, δεύτερον δὲ ὕδασιν ὑγιεινοῖς χρῆσθαι, καὶ τούτου τὴν ἐπιμέλειαν ἔχειν μὴ παρέργως. Riguardo alle attività belliche è necessario che sia di facile sortita per quelli (i cittadini), per i nemici invece di difficile accesso e conquista; quanto alle acque e alle sorgenti, che ve ne sia una naturale abbondanza: se no, ciò lo si ottenga predisponendo numerosi e grandi serbatoi per le acque piovane, affinché non ne restino mai a corto quando sono esclusi dal territorio a causa della guerra. Poiché è necessario preoccuparsi della salute degli abitanti, e ciò risiede nel posizionamento del luogo e nella sua felice esposizione; in secondo luogo, nel servirsi di acque salutari, e di questo occorre darsi pensiero in modo non superficiale.
Aristotele (Politica 7, 11 = 1330a 34-1330b 17) οἷς γὰρ πλείστοις χρώμεθα πρὸς τὸ σῶμα καὶ πλειστάκις, ταῦτα πλεῖστον συμβάλλεται πρὸς τὴν ὑγίειαν· ἡ δὲ τῶν ὑδάτων καὶ τοῦ πνεύματος δύναμις τοιαύτην ἔχει τὴν φύσιν. διόπερ ἐν ταῖς εὖ φρονούσαις δεῖ διωρίσθαι πόλεσιν, ἐὰν μὴ πάνθ‘ ὅμοια μηδ' ἀφθονία τοιούτων ᾖ ναμάτων, χωρὶς τά τε εἰς τροφὴν ὕδατα καὶ τὰ πρὸς τὴν ἄλλην χρείαν. Le cose infatti, di cui ci serviamo in grandissima quantità e spesso per il corpo, queste concorrono per la massima parte alla salute: la proprietà delle acque e dell’aria ha una tale natura. Perciò nelle città che ben ponderano è necessario distinguere, qualora le fonti non siano tutte pure né vi sia abbondanza di esse, le acque destinate all’alimentazione e quelle destinate ad altro uso.
Aristotele (Politica 7, 11 = 1330b 22-31) ἡ δὲ τῶν ἰδίων οἰκήσεων διάθεσις ἡδίων μὲν νομίζεται καὶ χρησιμωτέρα πρὸς τὰς ἄλλας πράξεις, ἂν εὔτομος ᾖ καὶ κατὰ τὸν νεώτερον καὶ τὸν Ἱπποδάμειον τρόπον, πρὸς δὲ τὰς πολεμικὰς ἀσφαλείας τοὐναντίον ὡς εἶχον κατὰ τὸν ἀρχαῖον χρόνον· δυσείσοδος γὰρ ἐκείνη τοῖς ξενικοῖς καὶ δυσεξερεύνητος [τοῖς] ἐπιτιθεμένοις. διὸ δεῖ τούτων ἀμφοτέρων μετέχειν (ἐνδέχεται γάρ, ἄν τις οὕτως κατασκευάζῃ καθάπερ ἐν τοῖς γεωργίοις ἃς καλοῦσί τινες τῶν ἀμπέλων συστάδας), καὶ τὴν μὲν ὅλην μὴ ποιεῖν πόλιν εὔτομον, κατὰ μέρη δὲ καὶ τόπους· οὕτω γὰρ καὶ πρὸς ἀσφάλειαν καὶ πρὸς κόσμον ἕξει καλῶς. Si crede che la disposizione delle case private risulti più gradevole e più adatta alle diverse attività, qualora essa sia regolare e realizzata secondo il modo più recente, quello ippodameo; per la sicurezza bellica invece (si deve procedere) all’esatto contrario, come usava nei tempi antichi. Infatti quest’ultima disposizione è difficilmente penetrabile dai nemici e difficile da esplorare per coloro che la attaccano. Perciò bisogna tenere conto di entrambe queste disposizioni (ciò è possibile, se si dispongano <le case> come nei campi quelli che alcuni chiamano “aggruppamenti” delle viti), e non costruire tutta la città in modo regolare, ma secondo le parti e le zone: così infatti essa sarà ben ordinata e sicura.
L'autore: Sabino Floruit: primo quarto del II sec. d. C. Morte: anni '50 del II sec. (?) Luogo di attività: Alessandria Opere note: Commenti ad Ippocrate Interessi: anatomia, fisiologia Allievi: Stratonico, Metrodoro Fonti: Gellio, Galeno, Oribasio, Palladio
Opere attribuibili a Sabino Commenti a Ippocrate: 1) Arie, acque, luoghi 2) Sull'alimento 3) Aforismi 4) Epidemie II, III, VI 5) Natura dell'uomo 6) Umori (?)
La fonte: Oribasio Visse dal 305 al 403 d. C. Era originario di Pergamo Fu medico ed amico dell’imperatore Giuliano detto l’Apostata Scrisse opere mediche di tipo compendiario Collectiones medicae (Συναγωγαὶ ἰατρικαί) in 70 libri di cui elaborò un riassunto (Σύνοψις) in 9 libri Delle Collectiones restano i libri 1-15, parte del 16, i libri 24-25 e 43-45, nonché alcuni frammenti di incerta collocazione, editi da Raeder nel Corpus medicorum Graecorum
Posizione del frammento all’interno del libro IX delle Collectiones Preceduto da passi sui venti, sulla geografia e topografia da Galeno, Ateneo, Antillo Seguito da passi su cataplasmi, e sulla pratica del cupping (σικύα).
Fragmentum ex Oribasio (Coll. Med. IX, 15-20 = CMG VI, 1, 2 p Fragmentum ex Oribasio (Coll. Med. IX, 15-20 = CMG VI, 1, 2 p. 15, 30-20,13 Raeder 1) Ἐκ τῶν Σαβίνου· περὶ χωρίων κράσεως (Da Sabino: sui temperamenti dei luoghi) 2) Περὶ τῶν ὑγιεινῶν φυτῶν καὶ τῶν μὴ τοιούτων (Sulle piante salubri e su quelle che non lo sono) 3) Διάγνωσις ὑγιεινῆς ἀναθυμιάσεως χωρίου (Diagnosi dell’esalazione salubre di un luogo)
Fragmentum ex Oribasio /2 4) Διάγνωσις μοχθηρᾶς ἀναθυμιάσεως (Diagnosi di un’esalazione cattiva) 5) Ὅτι διὰ τὴν πρὸς τὸν ἥλιον σχέσιν ὑγιεινά ἐστι καὶ οὐχ ὑγιεινὰ τὰ χωρία (Perché, a seconda dell’esposizione rispetto al sole, i luoghi sono salubri o insalubri) 6) Ποῖαι ἀγυιαὶ ὑγιεινὰ τὰ καταστήματα τῶν πόλεων ποιοῦσι καὶ ποῖαι οὐχ ὑγιεινά (Quali strade rendono il clima delle città salubre, quali insalubre)
Fragmentum ex Oribasio: Sezioni 1 e 5 Sezione 1 : Descrizione degli effetti sul clima di un luogo indotti dalla prossimità di monti e pianure, in relazione all’orientamento relativo di questi ultimi; descrizione degli effetti determinati dalle acque in movimento e da quelle ferme, e loro salubrità o insalubrità (cfr. Hipp., Arie, acque, luoghi 7, 2-8)
Fragmentum ex Oribasio: Sezioni 1 e 5 Sezione 5 : Luoghi rivolti a mezzogiorno (salubri) e a settentrione (insalubri); vegetazione e frutti dei due tipi di luoghi come τεκμήριον della salubrità. Esempi tratti dalla situazione climatica dell’Egitto
L’explicit della Sezione 5 19. 3 ἤδη τοίνυν οὐ μόνον τοῦτο καταφανές, ὅτι τὰ πρὸς μεσημβρίαν κατάντη χωρία τῆς πρὸς τὸν ἥλιον ἕνεκα σχέσεως τῶν πρὸς ἄρκτον ὑγιεινότερα, ἀλλὰ καὶ τόδε, ὅτι τὰ πρὸς ἀνατολὰς ἢ δύσεις κατάντη χωρία τῶν μὲν πρὸς μεσημβρίαν καταντῶν ἧττόν ἐστιν ὑγιεινά, τῶν δὲ πρὸς ἄρκτον ὑγιεινότερα, ὅτι τούτων μὲν μᾶλλον ἡλίου μεταλαμβάνει, ἐκείνων δ' ἧττον. 19. 3 Dunque ormai è chiaro non soltanto questo, che i luoghi rivolti a mezzogiorno sono più salubri di quelli rivolti a settentrione a causa della posizione rispetto al sole, ma anche questo, che i luoghi rivolti ad oriente o ad occidente sono meno salubri di quelli rivolti a mezzogiorno, ma più salubri di quelli rivolti a settentrione, poiché catturano più sole di questi ultimi, e meno dei primi.
Fragmentum ex Oribasio: Sezione 2 Le piante salubri sono quelle che producono frutti commestibili, oppure emettono effluvi gradevoli; tuttavia, anche le piante deleterie per la salute, vedono i loro effetti temperati dalla distanza.
Fragmentum ex Oribasio: Sezioni 3 e 4 Criteri empirici di valutazione della salubrità della esalazione (ἀναθυμίασις) di un luogo I luoghi salubri generano piante e esseri viventi in salute Criteri di valutazione della insalubrità della esalazione In caso di cattiva ἀναθυμίασις, preferibilità del soggiorno in luoghi alti
Fragmentum ex Oribasio: Sezioni 3 e 4 Πρῶτον τεκμήριον γένοιτο ἄν σοι τῆς ὑγιεινῆς τοῦ χωρίου ἀναθυμιάσεως ἐξ αὐτῆς τῆς γῆς, εἰ… γένοιτο δ' ἄν σοι τεκμήριον, καὶ εἰ… τεκμαίροιο δ' ἂν… …τεκμήριον ποιοῦ τοῦ ὑγιεινὸν εἶναι τὸ ἀπὸ τοῦ χωρίου ἀναθυμιώμενον.
Fragmentum ex Oribasio: Sezione 6 Ποῖαι ἀγυιαὶ ὑγιεινὰ τὰ καταστήματα τῶν πόλεων ποιοῦσι καὶ ποῖαι οὐχ ὑγιεινά. 20.1 Ἐν πόλει, ὅταν ἀγυιαὶ παράλληλοι ὑπάρχωσιν, αἰεὶ μὲν [καὶ] εἰς μῆκος ἀλλήλαις, [καὶ] αἰεὶ δ' εἰς πλάτος ταῖς ὁμοταγέσι, <αἱ> μὲν ἀνατολῇ ἰσημερινῇ καὶ δύσει ἐπ' εὐθείας κείμεναι, αἱ δ' ἄρκτῳ καὶ μεσημβρίᾳ, πᾶσαι δὲ τέμνωσι τὴν πόλιν, αἱ μὲν κατὰ τὸ μῆκος ὅλον, αἱ δὲ κατὰ τὸ πλάτος μέχρι περάτων, οὐδὲν οἰκοδόμημα τὸ μεταξὺ ἑαυτῆς ἑκάστη ἔχουσά τι ἐνιστάμενον, ἐπὶ πολὺ τῶν προαστείων καθαρὰς ἐπ' εὐθείας τὰς ἐφ' ἑαυτῇ ἑκάστη ἔχουσα ὁδούς, εὐάερον τὴν πόλιν παρέχουσιν εὐήλιόν τε καὶ καθαρὸν καὶ εὐήνεμον τὸ κατάστημα ποιοῦσιν, ὅτι οἱ ἄνεμοι, βορέας καὶ νότος, εὖρός τε καὶ ζέφυρος, -οἳ δὴ κορυφαιότατοι τῶν ἀνέμων εἰσὶ καὶ εὐτακτότατοι,-διαρρέουσι διὰ τῶν ἀγυιῶν εὐπετῶς ἐπ' εὐθείας αὐτοῖς κειμένων, καὶ οὐδὲν ἔχοντες τὸ ἐνιστάμενον τῇ ῥύσει, διάπνευστοι δὲ τῇ πόλει γενόμενοι οὐδὲν ἐργάζονται βίαιον· ἄνεμοι γάρ, ὅταν μὴ ἔχωσι τὸ κωλῦον, λανθάνουσι παριόντες· οὐ μὴν ἀργοὶ διέρχονται τὴν πόλιν· καθαίρουσι γὰρ τὸ κατάστημα, τοὺς καπνοὺς ἐκβάλλοντες τῆς πόλεως τούς τε κονιορτοὺς καὶ τὰς ἀναθυμιάσεις πάσας. Quali disposizioni delle strade rendono salubre l'atmosfera delle città e quali la rendono insalubre. 20.1 In una città, quando le strade siano parallele, sempre le une rispetto alle altre nel senso della lunghezza, e sempre in larghezza rispetto a quelle dello stesso ordine -le prime trovandosi sulla direttrice oriente equinoziale-occidente, le seconde sulla direttrice settentrione-mezzogiorno- e (qualora) tutte taglino la città, le une per tutto il senso della lunghezza, le altre nel senso della larghezza fino alle estremità, e ciascuna non abbia nel mezzo alcun edificio che fa ostacolo, (e ciascuna) abbia strade diritte che conducono ad essa, sgombre a partire dalla periferia per una lunga distanza, (esse) rendono la città ben ventilata e rendono il clima soleggiato, terso e ben ventilato poiché i venti, Borea e Noto, Euro e Zefiro -che sono i più importanti e regolari tra i venti,- soffiano agevolmente attraverso le strade disposte in linea retta rispetto ad essi e senza avere ostacoli alla corrente d'aria: e poiché spirano facilmente attraverso la città, non producono alcuna violenza. Infatti i venti, qualora non incontrino un impedimento, passano inavvertiti; e anzi non senza frutto attraversano la città: infatti purificano il clima, portando via dalla città i fumi, la sporcizia e tutte le esalazioni. [1]
ἄγυια Hom. Od. 11, 12 δύσετό τ' ἠέλιος σκιόωντό τε πᾶσαι ἀγυιαί Xen. Cyropaedia II 4, 3 ἐπεὶ δὲ κατενόησε τὴν ἀγυιὰν τὴν πρὸς τὸ βασίλειον φέρουσαν στενοτέραν οὖσαν Lucian. Nigrinus 16, 2 μεσταὶ γὰρ αὐτοῖς τῶν φιλτάτων πᾶσαι μὲν ἀγυιαί, πᾶσαι δὲ ἀγοραί
ἄγυια Sabino ἄγυια = πλατεία («strada maestra») ὁδός = στενοπός («strada secondaria»)
Τὸ (τοῦ ἀέρος) κατάστημα «L’aria», il «clima» Posidon. Fragm. 290a, 124-127 Ὁπότε μὲν οὖν καθαρὸς καὶ κατὰ φύσιν ἔχων εἴη ὁ ἀήρ, οὐχ οἷόν τε ἡμῖν ἀντιβλέπειν τῷ ἡλίῳ· ὁπότε δὲ παρέχοι ἡμῖν τὸ τοῦ ἀέρος κατάστημα ἀποβλέπειν εἰς αὐτόν, ἄλλοτε ἀλλοῖος ἡμῖν φαντάζεται, ποτὲ μὲν λευκός, ποτὲ δὲ ὠχριῶν, ἔστι δ' ὅτε πυρωπός, πολλάκις δὲ καὶ μίλτινος ἢ αἱματώδης ἢ ξανθὸς ὀφθῆναι, ἔστι δ' ὅτε καὶ ποικίλος ἢ χλωρός.
I venti «spazzini» della città: un parallelo in Ateneo di Attalia (I sec. d. C.) Coll. Med. IX, 5, 5-6 παχύνεται δ' ὁ κατὰ πόλιν ἀήρ, οὐ μόνον διὰ τὴν ἀκινησίαν συναγόμενος εἰς ἑαυτόν, ἀλλὰ καὶ τῷ σκιάζεσθαι τὸν πλείονα χρόνον καὶ πολὺ μᾶλλον τῷ πολλὰς καὶ παντοδαπὰς ἐκ τῆς πόλεως ῥεῖν εἰς αὐτὸν ἀναθυμιάσεις, καὶ πολὺ μᾶλλον ἐν ταῖς εἰς τέλος ἀδιαπνεύστοις πόλεσιν. Back
Anathumiasis Aristotele, Meteorologica 340b 27-29 ἔστιν γὰρ ἀτμίδος μὲν φύσις ὑγρὸν καὶ θερμόν, ἀναθυμιάσεως δὲ θερμὸν καὶ ξηρόν· καὶ ἔστιν ἀτμὶς μὲν δυνάμει οἷον ὕδωρ, ἀναθυμίασις δὲ δυνάμει οἷον πῦρ.
Fragmentum ex Oribasio: Sezione 6 20. 2 εὐήλιόν τε τὴν πόλιν οὕτως ἔχουσαι ποιοῦσιν αἱ ἀγυιαί, ὅτι ἥλιος ἀνατέλλων καὶ δυόμενος εἰσέρχεται <τὰς> κατ' ἀνατολὴν ἐπ' εὐθείας, μεσουρανῶν δ' εἰς πάσας τὰς <κατ'> ἄρκτους καὶ μεσημβρίας, ὥστε ἡλιοῦσθαι ἑκάστης ἡμέρας ἐν τῇ πόλει τὰς ἀγυιάς. 20.2 E siffatte strade rendono la città soleggiata, poiché il sole all'alba e al tramonto entra (nelle strade) disposte in linea retta verso Oriente, a metà del giorno entra in tutte quelle (rivolte) a Settentrione e a Mezzogiorno, cosicché le strade della città sono soleggiate ogni giorno. [1]
Fragmentum ex Oribasio: Sezione 6 20.3 ἐὰν δὲ πάσας μήτε παραλλήλους τὰς ἀγυιὰς ἔχῃ μήτε εὐθείας, σκολιὰς δ' <ἢ> ἀδιεξιτήτους τινὰς αὐτῶν καὶ πρὸς τοὺς ἀνέμους λοξάς, πολλὴν τοῦ ἀέρος ταραχὴν ἔχει· ἑνὸς γὰρ πνεύσαντος ἀνέμου, πολλοὺς γενέσθαι συμβαίνει καὶ μαχομένους ἀλλήλοις· ὁ μὲν γὰρ ἄνεμος ἐπ' εὐθείας ῥεῖ, αἱ δ' ἀγυιαὶ οὐκ εἰσὶν εὐθεῖαι· ἐμπίπτων οὖν ταῖς μὲν ἀδιεξιτήτοις οὐκ εἰσέρχεται διὰ τὸ μὴ εἶναι ὁδόν, ἀράσσει δὲ τὸν ἐν τῇ ἀγυιᾷ ἀέρα καὶ ἀντικυμαίνεται· ταῖς δὲ σκολιαῖς καὶ διέξοδον ἐχούσαις διὰ τὸ ἄλλως ἄλλας ἐγκεκλᾶσθαι, ἀφ' ὧν μὲν ἀποπαλλόμενος περιρρεῖ καὶ πολλάκις φέρεται πάλιν εἰς τοὺς αὐτοὺς ὅθεν εἰσερρύη τόπους καὶ ἀντικυμαίνει ἑαυτῷ· ἀφ' ὧν δ' εἰς ἑτέρους· <οὐ> γὰρ τεταγμένας οἱ ἄνεμοι τὰς ἀντιπνεύσεις ποιοῦνται, ὥσπερ ἡ αὐγὴ τὰς ἀνταυγίας· ἐκείνη μὲν γὰρ κατ' ἴσας ἀνακλᾶται αἰεὶ γωνίας· οἱ δέ, ὥσπερ καὶ τὸ ὕδωρ, ὅπου ἂν τύχωσιν ὁδοῦ, ἐκεῖσε μεταρρέουσι, κωλυόμενοι ἐπ' εὐθείας φέρεσθαι. 20.3 Qualora (la città) non abbia tutte le strade parallele, né diritte, ma al contrario ne abbia alcune curve o cieche o oblique rispetto ai venti, essa avrà un'aria molto turbata; infatti quando un vento soffia, accade che esso si divida in molti altri, che lottano tra di loro: il vento infatti scorre in linea retta, e le strade invece non sono diritte. Perciò, quando (il vento) si imbatte in strade cieche non procede perché non vi è passaggio, ma agita l'aria (contenuta) nella strada e produce flussi e riflussi; invece nelle strade curve e aperte nelle due direzioni, poiché (esse) piegano ora in una direzione e ora in un'altra, respinto da quelle (il vento) scappa via e spesso è ricondotto verso gli stessi luoghi dai quali si era introdotto e rifluisce su se stesso; da quelli poi, in altri luoghi. Infatti i venti non producono riflussi ordinati, come la luce produce i riflessi: quella infatti si riflette sempre con la stessa angolazione; i venti invece, come l'acqua, ovunque trovino un passaggio, là scorrono, quando gli è impedito di procedere in linea retta. [1]
I venti «che combattono» Theophr. De ventis (7, 53=Fragm. V, p. 112 Wimmer): Τὸ γὰρ ὅλον ὅπου τοιαύτη σύγκρουσις γίνεται τῶν ἀνέμων, καὶ κυμάτων μέγεθος αἴρεται καὶ χειμὼν γίνεται πολύς, ὥσπερ ὅταν ἀντιπνεόντων ἀλλήλοις μάχεσθαι φῶσι τοὺς ἀνέμους. Back
Un hapax legomenon Plut., Cic. 32, 3, 1-3 κἀκεῖθενεἰς Δυρράχιον ἀνέμῳ φορῷ περαιούμενος, ἀντιπνεύσαντος πελαγίου μεθ' ἡμέραν ἐπαλινδρόμησεν. Polyb. Hist. 25, 3, 9 Ὅτι Φίλιππος ὁ βασιλεύς, ὅτε μὲν ηὐξήθη καὶ τὴν κατὰ τῶν Ἑλλήνων ἐξουσίαν ἔλαβε, πάντων ἦν ἀπιστότατος καὶ παρανομώτατος, ὅτε δὲ πάλιν τὰ τῆς τύχης ἀντέπνευσε, πάντων μετριώτατος. Back
Sul comportamento dei fluidi De ventis (4, 28=Fragm. V, p. 104 Wimmer): Ἐνιαχοῦ δὲ διὰ τὸ προσκόπτειν σχίζεσθαι συμβαίνει τὸν ἄνεμον ὥστε τὸ μὲν ἐκεῖσε τὸ δὲ δεῦρο ῥεῖν καθάπερ καὶ τὸ ὕδωρ ὑπὸ μιᾶς πηγῆς καὶ τῆς αὐτῆς ῥέον. Back
Fragmentum ex Oribasio: Sezione 6 20.4 συμβαίνει οὖν ἔστιν ὅτε προσπεσόντα τὸν ἄνεμον στερεῷ σχίζεσθαι εἰς ἑκάτερα, ὅταν παράκεινται ἑκατέρωθεν ὁδοί, καὶ πάλιν τοῦτο πάσχειν καθ' ἑτέραν ῥύσιν τοιούτῳ προσπεσόντα καὶ γίνεσθαι πολλοὺς ἕνα ὄντα καὶ συμπίπτειν ἑαυτῷ, ὁτὲ μὲν ἐκ πλαγίου φερόμενον, ὁτὲ δ' ἐξ ἐναντίας, καὶ καθ' ἑκάστην ἔγκλισιν τῶν ἀγυιῶν ἀντιθλιβόμενον τῇ προσπτώσει ἀράσσειν σφοδρῶς τὸ κατάστημα· 20. 5 τοῖς μὲν γὰρ ἥκουσιν οἱ ἄνεμοι ἁπαλῶς, τοῖς δ' ἀντιπίπτουσιν. κλονεῖται οὖν ἀντιπνεόμενον οὐδενὶ σὺν κόσμῳ τὸ κατάστημα τῆς πόλεως. 20.4 Accade dunque che, quando il vento colpisce un solido, si divida ai suoi due lati, se vi siano passaggi da entrambi i lati; e ciò accade se (il vento) di nuovo con altro soffio colpisce un tale (ostacolo), e uno diventa molti e ricade su sé stesso, ora trasportato di lato, ora in direzione contraria: e (accade che), compresso in senso contrario ad ogni angolo di strada, con il suo impatto agiti violentemente l'aria circostante. 20.5 Infatti i venti giungono dolcemente in alcuni luoghi, con altri si scontrano. Dunque l'aria della città, soffiata senza alcun ordine, è sconvolta.
Un verbo raro: ἀντιθλίβω Arist. De generatione animalium IV, 3= p. 768b 18-20 …καὶ ὅλως τὸ κινοῦν ἔξω τοῦ πρώτου ἀντικινεῖταί τινα κίνησιν οἷον τὸ ὠθοῦν ἀντωθεῖται πως καὶ ἀντιθλίβεται τὸ θλῖβον… Back
Fragmentum ex Oribasio: Sezione 6 20.6 ἑνὸς οὖν τινος ἀέρος κυκήσει συγκυκᾶται ὅλον, ὡς καὶ τὸ τοῦ ἀνθρώπου συμφυὲς πνεῦμα [καὶ] οὕτως ἔχον ἐμποδίζει τὰς πέψεις καὶ τὰς ἀναδόσεις· τοιούτου δ' ὄντος <οὐκ> ἂν εἴη ὑγιεινόν. 20.7 ἀλλὰ μὴν καὶ τὸ τοῦ ἡλίου φῶς ἐπ' εὐθείας ἀεὶ ἀπ' αὐτοῦ φερόμενον σκολιαῖς ταῖς ἀγυιαῖς οὐκ ἂν προσπίπτοι ὁμαλῶς, ἀλλὰ σποράδην ἐφάψαιτο ἂν τῶν τῆς πόλεως, καὶ οὕτως ἥκιστα ἂν ἡλιοῖτο ἡ πόλις, καὶ ἥκιστα ἂν διαλύοιτο ἡ ἀναθυμίασις ὑπὸ τοῦ ἡλίου· μάλιστα δ' ἂν εἴη παχὺ καὶ δυσδιάπνευστον τὸ κατάστημα, τὸ δὲ τοιοῦτον οὐκ ἔστιν ὑγιεινόν . 20.6 Dunque per il rimescolamento di un soffio d'aria tutto (il katastema) si rimescola: come anche il soffio innato dell'uomo quando si trova in tale condizione, impedisce la digestione e la distribuzione (dei cibi). Una tale condizione non può certo essere salutare. 20.7 Anche la luce del sole, che deriva sempre in linea retta da esso non cadrebbe in maniera omogenea su strade oblique, ma toccherebbe disegualmente le diverse parti della città, e così la città sarebbe meno soleggiata, e meno sarebbe dispersa dal sole l'esalazione: soprattutto il clima/l'aria sarebbe pesante e poco respirabile, e una condizione del genere non è salutare.
La qualità dell’aria Ateneo (Coll. Med. IX, 5, 1-4 passim) Διαφέρει δὲ καὶ ὁ ἡλιούμενος ἀὴρ τοῦ ἀνηλίου καὶ σκιεροῦ... ὁ μὲν γὰρ ἡλιούμενος θερμότερός τέ ἐστι καὶ λεπτότερος, ὁ δὲ σκιερὸς παχύτερος. [...]ὁ μὲν οὖν θερμότερος καὶ λεπτότερος εὐδιάπνευστα τὰ σώματα παρασκευάζει, ὁ δὲ ψυχρὸς καὶ παχὺς τοὐναντίον. Back
Fragmentum ex Oribasio: Sezione 6 20. 8 ταῦτα δέ, εἰ εἶεν αἱ πόλεις ἐν ἐπιπέδῳ χωρίῳ, συμβαίνει· εἰ δ' εἶεν <ἐν> ἀνωμαλεῖ, αἱ μὲν παραλλήλους ἔχουσαι τὰς ἀγυιὰς δυσάεροι γίνονται, ὅταν τοῖς ὑψηλοτέροις μέρεσι τῶν ἀγυιῶν ἐναντίως πνεύσῃ, αἱ δὲ σκολιὰς ἔχουσαι τὰς ἀγυιὰς ἀμείνους· τὰ γὰρ ἐν τοῖς ὑψηλοτέροις τοῦ χωρίου τῆς πόλεως μέρη εὐαερώτερα συμβαίνει εἶναι . 20.8 Ciò accade, se le città si trovino in un luogo pianeggiante: se invece si trovino in un (luogo) non pianeggiante, quelle che hanno strade parallele sono mal ventilate quando (il vento) soffia in direzione contraria alle parti più elevate delle strade; quelle che al contrario hanno strade oblique (sono) migliori: infatti accade che le parti della città (situate) nei luoghi più elevati di un territorio siano meglio ventilate.
L’aria dei luoghi elevati è migliore Antillo (Coll. Med. IX 5, 11, 1) Οἱ ὑψηλοὶ τῶν τόπων ὑγιεινότατοι, τοῦ ἀέρος ἐν αὐτοῖς οὐ μένοντος, ἀλλὰ περιχεομένου καὶ ὑπὸ τῶν ἀνέμων συνεχῶς ἀπωθουμένου.
Fragmentum ex Oribasio: Sezione 6 Necessità di una pianta viaria ortogonale, i cui assi siano perfettamente orientati secondo le direttrici N-S ed E-O: gli edifici non dovranno ostacolare in alcun modo il fluire dei venti Tale disposizione fornisce un miglior irraggiamento, ed elimina la turbinosità dei venti, sfruttandoli per ripulire l’aria dai miasmi che la inquinano Necessità di rivedere la disposizione ortogonale in città che sorgano su alture, a causa della naturale ventosità di queste ultime
Pianta di Alessandria d’Egitto
Vitruvio Pollione Età augustea (I a. C.-I d. C.) Autore del celebre trattato De architectura (27-23 a. C.) in 10 libri 1. Urbanistica; 2. Tecniche di costruzione; 3-4. Edifici sacri e ordini architettonici; 5. Edifici pubblici; 6-7. Edifici privati; 8. Opere idrauliche; 9. Astrologia e astronomia; 10. Macchine belliche, idrauliche, e di cantiere
Affinità tra Sabino e Vitruvio sulla salubrità dei luoghi Vitruvio (come Sabino in Coll. Med. IX, 15, 6) sostiene la necessità di evitare le zone paludose, perché malsane, e di preferire i luoghi elevati per la costruzione delle città (Arch. 1, 4,1). Anche Vitruvio (come Sabino, cfr. Coll. Med. IX, 17) ritiene utile osservare lo stato di salute degli animali che vivono in un luogo per determinarne la salubrità (Arch. 1, 4, 9-10).
Vitruvio e Sabino Vitr., De arch. I 6,1: Moenibus circumdatis sequuntur intra murum arearum divisiones platearumque et angiportûm ad caeli regionem directiones. Dirigentur autem recte, si exclusi erunt ex angiportis venti prudenter. Qui si frigidi sunt laedunt, si calidi vitiant, si umidi nocent. Dopo la costruzione della cinta muraria, è la volta di ripartire all'interno delle mura le aree edificabili e di orientare strade principali e vicoli in rapporto alle zone del cielo. Tale orientamento sarà corretto se si avrà cura di non lasciar entrare i venti nei vicoli: poiché, se sono freddi, recano fastidio, se sono caldi sono forieri di malattie, se umidi nuocciono alla salute. Sab. ap. Orib., Coll. Med. IX 20, 1, p. 19, 8-11 Raeder ἄνεμοι γάρ, ὅταν μὴ ἔχωσι τὸ κωλῦον, λανθάνουσι παριόντες· οὐ μὴν ἀργοὶ διέρχονται τὴν πόλιν· καθαίρουσι γὰρ τὸ κατάστημα, τοὺς καπνοὺς ἐκβάλλοντες τῆς πόλεως τούς τε κονιορτοὺς καὶ τὰς ἀναθυμιάσεις πάσας. Infatti i venti, qualora non incontrino un impedimento, passano inavvertiti; e anzi non senza frutto attraversano la città: infatti purificano il clima, portando via dalla città i fumi, la sporcizia e tutte le esalazioni.
Vitruvio e Sabino Plateae = ἀγυιαί (strade principali) angiportus = ὁδοί (strade secondarie) De architectura 1, 6, 3 «<Qui si> exclusi fuerint (scil. "venti"), non solum efficient corporibus valentibus locum salubrem, sed etiam si qui morbi ex aliis vitiis forte nascentur, qui in ceteris salubribus locis habent curationes medicinae contrariae, in his propter exclusiones ventorum temperatura expeditius curabuntur». Il tener fuori i venti non soltanto renderà l'ambiente salubre per gli organismi in buona salute, ma inoltre, se per caso insorgeranno a causa di altri fattori patogeni malattie che in altri ambienti sani vengono trattate con terapie mediche allopatiche, in luoghi simili saranno curate più facilmente grazie all'equilibrio climatico ottenuto tenendo fuori i venti.
De architectura 1, 6, 3 «Contra vero lenis et crassus aer, qui perflatus non habet neque crebras redundantias, propter inmotam stabilitatem adiciendo ad membra eorum alit eos et reficit, qui in his sunt inpliciti morbis». «Al contrario, un'aria mite e densa, priva di correnti e di frequenti flussi avanti e indietro, dando vigore, grazie a questa immobile stabilità, alle loro membra, alimenta e rimette in forze quanti sono afflitti da tali malattie». Sabino ap. Oribasium, Coll. Med. 20, 7 μάλιστα δ' ἂν εἴη παχὺ καὶ δυσδιάπνευστον τὸ κατάστημα, τὸ δὲ τοιοῦτον οὐκ ἔστιν ὑγιεινόν. Soprattutto, l’aria sarebbe pesante e difficilmente respirabile, e una condizione siffatta non è salutare.
Vitruvio e Sabino De architectura I 6,8 His enim rationibus et ea divisione exclusa erit ex habitationibus et vicis ventorum vis molesta. Cum enim plateae contra directos ventos erunt conformatae, ex aperto caeli spatio impetus ac flatus frequens conclusus in faucibus angiportorum vehementioribus viribus pervagabitur. Quas ob res convertendae sunt ab regionibus ventorum directiones vicorum, uti advenientes ad angulos insularum frangantur repulsique dissipentur. «Adottando infatti questi criteri di distribuzione si terrà fuori dalle abitazioni e dalle vie la violenza fastidiosa del vento, poiché se le strade principali verranno tracciate dritte in faccia ai venti, la furia di questi, proveniente dallo spazio aperto del cielo, e il loro costante soffiare, rinserrati nelle gole dei vicoli, vagheranno con violenza accresciuta. È per queste ragioni che le vie vanno orientate non parallelamente alle zone dei venti, in modo che questi al loro arrivo si infrangano sugli angoli degli isolati e così respinti si disperdano» Ibid., p. 19, 28-34 Raeder συμβαίνει οὖν [ἔστιν] ὅτε προσπεσόντα τὸν ἄνεμον στερεῷ σχίζεσθαι εἰς ἑκάτερα, ὅταν παράκεινται ἑκατέρωθεν ὁδοί, καὶ πάλιν τοῦτο πάσχειν καθ' ἑτέραν ῥύσιν τοιούτῳ προσπεσόντα καὶ γίνεσθαι πολλοὺς ἕνα ὄντα καὶ συμπίπτειν ἑαυτῷ, ὁτὲ μὲν ἐκ πλαγίου φερόμενον, ὁτὲ δ' ἐξ ἐναντίας, καὶ καθ' ἑκάστην ἔγκλισιν τῶν ἀγυιῶν ἀντιθλιβόμενον τῇ προσπτώσει ἀράσσειν σφοδρῶς τὸ κατάστημα. Accade dunque che, quando il vento colpisce un solido, si divida ai suoi due lati, se vi siano passaggi da entrambi i lati; e ciò accade se (il vento) di nuovo con altro soffio colpisce un tale (ostacolo), e uno diventa molti e ricade su sé stesso, ora trasportato di lato, ora in direzione contraria: e (accade che), compresso in senso contrario ad ogni angolo di strada, con il suo impatto agiti violentemente l'aria circostante.